Le false promesse del pacifismo in Ucraina

 

L’Ucraina è in questo momento vittima di un’invasione che non ha eguali nella storia europea del dopoguerra ed è in pericolo di perdere la propria sovranità, in parte o in toto. Il motivo è presto detto: nel 2014 il popolo ucraino si è ribellato alla decisione dell’allora presidente Yanukovich di rinunciare al tanto atteso accordo commerciale con l’UE per perseguire invece un avvicinamento alla Russia.

Questo atto è stato visto dal presidente russo come un inaccettabile allontanamento dalla sfera di influenza russa optando quindi per una risposta militare al problema, con l’invasione della Crimea e il supporto militare diretto ai ribelli filorussi, sebbene questo sia sempre stato negato dal Cremlino. In seguito a questi eventi lo stato ucraino ha cercato un avvicinamento ai paesi occidentali, visti come gli unici in grado di garantire la propria sicurezza dal suo aggressivo vicino ma, nonostante ciò, la richiesta dell’Ucraina di aderire alla NATO è stata negata ed ora si ritrova da sola a resistere. 

Questo breve riassunto dei fatti è importante perché rende molto chiaro che il governo russo è l’aggressore in questa guerra e non esistono buone ragioni per affibbiare parte della colpa al popolo ucraino: l’avvicinamento dell’ucraina alla NATO è interamente frutto della politica estera russa. 

Putin ha provato per giustificare l’invasione ad apporre ragioni da imperialismo ottocentesco senza rispettarne la logica sottostante, che vedrà come inevitabile la diminuzione dell’influenza russa, vista la relativa perdita importanza in termini economico-militari.

Nonostante ciò, una parte dell’opinione pubblica si è opposta al sostegno militare all’Ucraina, adducendo ragioni umanitarie e di sicurezza. Dopotutto le armi sono fatte per uccidere le persone ed uccidere le persone è sbagliato. Inoltre, la Russia ha un arsenale nucleare ben rifornito, ereditato dall’Unione Sovietica e sarebbe preferibile non ritrovarsi in un conflitto nucleare. Ergo, l’invio di armi al popolo ucraino è immorale e/o eccessivamente rischioso.

Eppure, un attimo di riflessioni non può che rivelare problemi con queste apparentemente ragionevoli conclusioni, almeno nel contesto della guerra in Ucraina. Di fatti non solo questi ragionamenti hanno fondamenta erronee ma porterebbero con ogni probabilità a risultati opposti a quelli che vengono immaginati. 

Uno dei punti considerati dai cosiddetti pacifisti è che mandare armi è sbagliato, puntando all’articolo 11 della nostra Costituzione che contiene la rinuncia dell’Italia all’utilizzo della forza, ad eccezione del caso dell’autodifesa.

La Costituzione italiana è un prodotto del dopoguerra e giustamente condanna l’uso delle forze armate per risolvere le dispute internazionali ma questa verità è stata, in mia opinione, distorta dal fronte contrario all’intervento occidentale nel conflitto. Credo sia ragionevole pensare che i membri dell’Assemblea costituente non fossero in principio contrari all’invio di armi a forze patriottiche per resistere all’invasione, ed in caso contrario sarebbero colpevoli di grande ipocrisia.                                                                                                                    Oserei dire che l’invio di armi in questa circostanza è pienamente giustificato dalla nostra Carta, non solo perché si tratta di un’azione che rientra pienamente nello spirito della resistenza italiana ma anche perché questa manovra del governo italiano può essere facilmente interpretata come parte di una più grande strategia difensiva. L’aiuto all’Ucraina non è molto diverso da quello che gli Stati Uniti prestarono al Regno Unito sotto bombardamento nazista, inutile ad una prima occhiata ma giustificata dal contesto internazionale presente all’epoca.

Un altro punto discusso spesso è quello del prolungamento del conflitto causato dai rifornimenti militari e l’incremento nel numero di vittime che questo comporterebbe, partendo dalla presunzione che il conflitto sia caratterizzato da due forze ovviamente sproporzionate in favore dell’aggressore e che di conseguenza un aiuto all’Ucraina è soltanto un prolungamento dell’inevitabile. Mettendo da parte la natura dubbiosa di questa presupposizione alla luce degli avvenimenti del conflitto, sarebbe ad ogni modo giusto mandare armi poiché è nella volontà del popolo ucraino di combattere e resistere all’invasione e si tratta di un sentimento pienamente giustificabile, in particolare alla luce delle conseguenze nefaste del dominio autoritario straniero nella storia del paese.

Anche se gli aiuti fossero di impatto limitato sarebbe importante tenere in conto che la difficoltà nell’occupare il paese e la volontà occidentale di rifornire gli ucraini potrebbe cambiare il calcolo della Russia e di altri paesi che in futuro potrebbero avere mire simili, in termini di costi e benefici. Le perdite di equipaggiamento e soldati potrebbero diventare eccessive e quindi scoraggiare le future azioni militari. L’invio di armi all’Ucraina avrebbe quindi l’impatto opposto di quello temuto. 

Il rischio nucleare è stato molto esagerato nel discorso concernente la guerra. Anche se vi è sempre una possibilità di escalation nelle crisi tra potenze nucleari, l’idea che la Russia causerebbe la fine del mondo perché non raggiunge l’obiettivo militare in Ucraina è impossibile da sostenere, dato che lo strumento nucleare è una soluzione estrema, utilizzabile soltanto in casi particolari, come un’invasione ai danni della Russia stessa che metta a rischio l’esistenza dello stato (è possibile che immaginare in questo contesto l’utilizzo limitato di armi nucleari con uno scopo tattico, colpendo, per esempio, posizione fortificate dell’esercito invasore).

È inoltre importante sottovalutare che l’uso del ricatto nucleare come misura all’infuori di casi estremi è essenzialmente impossibile, poiché potrebbe essere usato per giustificare qualunque capriccio fino a casi estremi dove il bluff dell’uso dell’atomica garantirebbe il conseguire di ogni velleità di espansione. 

La posizione che il possesso di armi nucleari renda una nazione essenzialmente onnipotente è inoltre privo senso, almeno fino a quando altre potenze garantiscono che l’uso di armi nucleari sia limitato dalla logica della mutua distruzione. Pretendere altrimenti è proprio ciò che potrebbe portare all’uso di queste armi dato che i ricatti di questo genere diverrebbero comuni e normalizzarti, incrementando la probabilità di un loro impiego.

La guerra è una tragedia che porta a morte e distruzione, ciononostante questo non implica che tutte le guerre siano errate e nemmeno che supportare una delle parti in lotta sia omicidio per interposta persona. La violenza non è sempre sbagliata, a volta i benefici di un conflitto sono maggiori di quelli della pace.

Gli ucraini stanno resistendo eroicamente ad un’invasione che non ha giustificazioni e sostenerli è giusto, infatti è l’unica posizione sostenibile.

 

                                                                                                                       

                                                                                                                   MASSIMILIANO MONTORSI

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