Il Chioschetto dei Ricordi

Era una calda e afosa giornata di giugno quando decisero di chiudersi in biblioteca insieme per
studiare per la sessione estiva. Il bel tempo ed il sole cocente sicuramente non aiutavano a mantenere
la concentrazione, per questo motivo una biblioteca chiusa con poche finestre gli avrebbe nascosto
quello scorrere della vita tra le strade della città, mentre i loro occhi erano costretti sui libri. Quando
arrivò il momento della pausa pranzo esultarono come bambini: avrebbero mangiato al parco e preso
un caffè al chioschetto di fronte alla biblioteca. Mangiarono il loro cous cous di verdure con molta
calma per “allargare” il tempo della pausa pranzo e si alzarono dal prato per dirigersi verso il
chioschetto. Fu in quel momento che si ritrovarono a parlare di quali fossero stati i loro gelati preferiti
da bambini. Senza che se ne accorgessero, si lasciarono completamente travolgere da quel viaggio
nel “quando eravamo piccoli”, a tal punto da invitare inconsapevolmente il barista a cui chiesero il
caffè a compiere quel loro stesso viaggio. “Scusate se mi intrometto, ma quanti anni avete? No perché
vi sento parlare di quando eravate piccoli e mi sembra così assurdo pensare che sia passato così tanto
tempo come pensate voi.” Arruolarono ben volentieri lo sconosciuto viaggiatore concedendogli di
salire a bordo di quella nave diretta verso i ricordi dei tempi passati e gli risposero “Mediamente
abbiamo 26 anni.” Fu in quell’istante, dunque, che lo sconosciuto viaggiatore si sentì in dovere di
prendere il timone di quella nave, era compito suo far conoscere loro ricordi ancora più lontani nel
tempo. “Ecco capite bene che io che ho 60 anni non posso che rimanere sconcertato sentendo i vostri
discorsi. Perché la vera differenza io la noto e la vivo tutti i giorni confrontando quello che capita
oggigiorno con quello che capitava nella mia quotidianità quando avevo la vostra età. Non posso fare
a meno di notare quanto ci sia la tendenza a dare ad ogni cosa un grande valore, ma fugace e di ben
poca durata. Ad esempio: voi ricordate quale sia il titolo del film che ha incassato di più lo scorso
anno? O la canzone che ha vinto il festival di Sanremo? Eppure, si tratta di notizie che spopolavano,
non appena uscite. Il fatto è che non coltiviamo più il talento della memoria, non ricordiamo più nulla,
siamo persi nel vuoto degli schermi che ci hanno ingabbiato in una realtà virtuale effimera. Questo è
ciò che siamo diventati. Io ricordo benissimo che, alla vostra età, non mi annoiavo mai, la via Emilia
era sempre piena di gente e c’erano, all’epoca, ben 7 cinema. Io passavo i miei pomeriggi al cinema
perché, come vi accennavo, il valore del tempo era completamente diverso: quando uno pagava il
biglietto poteva rimanere in sala a riguardare lo stesso film anche tutto il pomeriggio. Ricordo bene,
in prossimità del cinema, le locandine che rimanevano a testimonianza del successo riscosso dal film.
Non dimenticherò mai le 7 settimane di “Lo chiamavano il magnifico”: in assoluto il film la cui
locandina è rimasta per più tempo. Io me lo ricordo, ricordo quanto successo fece quel film così come
ricordo tanti altri titoli di tanti altri film che spopolarono ai miei tempi. Non vado al cinema da tanto
tempo, ormai, perché ho sempre avuto la sensazione che ne sarei rimasto molto deluso, notando la
differenza rispetto a prima. Tempo fa, però, ho deciso di dargli un’altra occasione e ci sono tornato.
Si tratta del cinema che c’è all’interno del centro commerciale della città. Avevo acquistato un gelato
prima di entrare e all’ingresso mi hanno detto di non poter accedere alla sala con il gelato perché non
l’avevo acquistato alla gelateria del cinema. Sono rimasto allibito! Ho dovuto mangiare con tanta
fretta il mio gelato per paura di perdere l’inizio del film e, quando l’ho finito e sono entrato in sala, mi
sono accorto che avrei avuto tutto il tempo per finirlo con calma perché, prima del film, ci sono tipo
10 minuti di pubblicità. Assurdo davvero! Se penso a quando ero giovane e in sala riuscivo a trovare
il mio posto solo grazie all’aiuto della maschera di sala che mi accompagnava con una torcia, quelle
volte in cui ritardavo tipo di 1 minuto. Non importava a nessuno se avevi un gelato in mano o se
volevi passare tutto il pomeriggio in sala. Siamo talmente tanto abituati all’avere tutto subito da non
essere più in grado di dare il giusto valore a quel tutto. Ci annoia subito, ci stanca subito e ci viene
voglia presto di qualcos’altro: dimentichiamo presto ciò che ci ha stregato il cuore perché gli abbiamo
concesso solo pochi istanti di attenzione, quando l’abbiamo conquistato, e perché ci abbiamo
impiegato poco tempo ad ottenerlo. Delle volte basta addirittura un banale clic! Ormai sono 30 anni
che sono qui ad osservare lo scorrere del tempo, diventato così caduco. La gente non sorseggia
neppure più il caffè per la fretta, lo beve tutto d’un fiato! O, al contrario, lo lascia raffreddare fin
troppo perché distratta da altro. Ma la smetto di annoiarvi con queste storie, so bene che avete da
studiare e da andare via, prometto di zittirmi.”
Loro, in verità, si lasciarono conquistare dalla scoperta di quei posti sconosciuti, in quel viaggio dei
ricordi. Avrebbero volentieri fatto a meno di ritornare in biblioteca per chinare il capo sui soliti noiosi
libri ed avrebbero, invece, passato tutto il pomeriggio al chioschetto dei ricordi guidati da quel
timoniere. Ahimè, fu lui stesso ad invitarli a tornare a studiare: “Vedete: se io continuo a raccontare
fino a rivelarvi tutto, voi mi saluterete emozionati e vi lascerete travolgere per poco tempo da
quest’emozione perché presto ne arriverà un’altra che farà cadere questa nel dimenticatoio. Riflettete
su quanto vi ho detto e tornate a studiare. Rifletteteci domani e il giorno dopo ancora e lasciate che
questo viaggio entri a far parte per davvero dei vostri ricordi, esercitate la vostra memoria e chiedetele
di accogliere questo momento.

Quando sentirete di essere nuovamente pronti, sarò qui per un nuovo viaggio. E poiché confido nel
fatto che lo sarete, vi saluto dicendovi: a presto! ”

E così capirono che era giunto il momento di ritornare a studiare e salutarono quell’uomo, consapevoli
del fatto che non avrebbero dimenticato il chioschetto dei ricordi.

Ma quel viaggio alla scoperta della nuova natura fugace del tempo e dell’incapacità di riuscire a
catturarne pezzi da conservare nella memoria sarebbe rimasto impresso nelle loro menti per davvero
o, come insegnò loro il proprietario del chioschetto dei ricordi, avrebbe dato loro un’emozione
effimera e superficiale che avrebbe, presto, dato spazio ad una nuova emozione?

Solo il tempo avrebbe svelato la natura dell’emozione data da quel viaggio.

Storie di vita quotidiana in quel di Reggio Emilia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *