IL SABATO DELLA VIA EMILIA 

 

È l’alba di un nuovo giorno, il sipario si alza lungo la via Emilia. 

C’è chi ne percorre un tratto per raggiungere l’università, chi ci lavora, chi si siede ad un bar. 

Ecco che alla finestra si affaccia una giovane fanciulla con una spazzola in mano: di nascosto libera i capelli incastrati tra le setole convinta che nessuno se ne accorga. La vita è talmente frenetica, chi potrà mai soffermarsi a guardare verso quella finestra? 

I lunghi capelli della fanciulla, dunque, volano lungo la via fino ad incastrarsi nel cestino di una bicicletta che sfreccia a tutta velocità perché il proprietario è in ritardo. Si tratta di un giovane professore universitario un po’ sbadato che in effetti non si è accorto del mazzetto di capelli lunghi della fanciulla alla finestra, nonostante sia nel suo cestino. Lui pensa alla lezione che gli aspetta, chissà se le nuove strategie didattiche a cui ha pensato funzioneranno quest’oggi? Chissà se dovrà lavare anche il paio di jeans che indossa per via delle solite macchie di gesso? Quando la finirà di cancellare con i suoi capi la lavagna?  Quanto gli piace insegnare. Forse anche troppo, considerando che si estranea talmente tanto dalla realtà che per un pelo non investe un’anziana signora che sta provando, coraggiosa, ad attraversare la strada. 

L’anziana signora è uscita, come ogni mattina, di buon’ora per recuperare dal fioraio il solito mazzo di fiori. Oramai è una delle ultime clienti di quella fioreria, chi compra più i fiori? Non vede l’ora di sostituire quelli del giorno prima in uno dei suoi vasi da collezione. Per fortuna, in tutto ciò, viene fermata dal cameriere del bar all’angolo. Lui l’afferra per un braccio salvandola dalla collisione con l’insegnante universitario. 

“Signora, attenzione! Lo dico sempre anche alla nonna, deve guardare bene prima di attraversare! Come stanno le sue rose?” Le domanda il cameriere. Il ragazzo non è originario della zona, si trova lì per lavorare. È sempre felice quando può parlare con gli anziani, il pensiero gli vola sempre a mille miglia di distanza da quella via. Quanto gli mancano i nonni?  Non appena finirà di lavorare telefonerà loro per sapere come stanno. Ahimè, però, la giornata è ancora lunga. 

“Cosa posso portarle?” Nel frattempo, chiede alla ragazza seduta al tavolo 5. 

“Un cappuccino di soia ed una pasta ai frutti di bosco, grazie!” Che poi chissà perché chiamano i cornetti “paste”, lungo la Via Emilia. Intanto la fanciulla è ben felice di coccolarsi un po’. Il pasto che preferisce, durante la giornata, infatti, è proprio la colazione! E quando finisce di assaporare la sua pasta, si dirige al bancone per pagare la colazione e aggiunge, come al solito, un caffè sospeso al conto. Chissà che qualche passante non abbia bisogno di 

un caffè sospeso? L’usanza non è tipica, lungo la Via Emilia. Proviene, infatti, dalle zone della Campania, ma lei la conosce grazie ai libri di De Crescenzo. 

Così saluta il barista e gli fa i complimenti per il cappuccino. 

“C’è un caffè sospeso?” domanda, affacciandosi, un passante curioso. “Sì!” gli risponde il barista, “prego, si avvicini!” È sempre una gioia scoprire che qualcuno ha questo gesto così generoso, seppure molto semplice, nei confronti degli altri. Un gesto, poi, totalmente gratuito in quanto chi lo compie non ha neppure la pretesa di essere ringraziato: chissà che non creda nel fatto che l’universo ricambierà la cortesia? 

Il passante domanda il caffè da asporto, gli piace l’idea di sorseggiarlo in piazza, ammirando la mastodontica bellezza del duomo. Esce con il suo caffè sospeso stretto nella mano destra e si dirige, quindi, verso la piazza. 

Prima di attraversare la strada guarda, come sempre, alla sua sinistra ed essendo un assiduo camminatore lungo la via Emilia riconosce senza difficoltà nella macchina ferma al semaforo una “fuori posto”. Trattasi, infatti, di un povero turista in visita che, ahimè, ha sbagliato strada e si è ritrovato nella fantomatica e per questo odiata ztl. Nessuno sa da dove cominci per davvero, si narra di cartelli nascosti con meticolosità per adescare i turisti al fine di mandar loro un pensiero nostalgico dopo 3 mesi: “caro turista, ricordi di essere passato dalla via Emilia con la tua macchina? Perché noi sì, lo ricordiamo bene e dovevamo proprio fartelo notare.” Ah! Povero turista, così felice con la sua macchina alla scoperta della via Emilia. Chissà se lo sarà ancora tra 3 mesi, quando gli arriverà quella letterina. 

Sorpassa senza troppe difficoltà un furgone fermo con le 4 frecce. Si tratta di un corriere fermo lì per le consegne sulla via Emilia. L’autista, con la sua divisa rossa, lascia il veicolo caricandosi di scatoloni. Chissà quali individui strani gli capiterà di incontrare, tra un citofono e l’altro, tra un pacco e l’altro. Chissà, soprattutto, se li incontrerà tutti quelli che sono previsti per la sua giornata o se ci saranno sempre quei soliti che avranno abbandonato la casa per mete migliori, nonostante quell’email del giorno precedente studiata appositamente per notificare la consegna ai clienti. 

Quel furgone, parcheggiato lungo la via Emilia, mette a dura prova i conducenti degli autobus della città, che devono dimenarsi in manovre articolate per riuscire a garantire la sopravvivenza dei passeggeri a bordo e il rispetto degli orari previsti in ciascuna delle fermate successive. “Poi si lamentano che ci sono sempre ritardi. Cosa ci possiamo fare se capitano cose di questo tipo? E quei due tizi lì su quel marciapiede l’avranno intuito che devono spostarsi se non vogliono uno specchietto in faccia? Ah! La città! Non vedo l’ora di finire il mio turno.” 

I due tizi, in verità, riescono a scampare allo specchietto dell’autobus, nonostante le birre che stringono in mano non siano le prime della giornata. C’è chi fa colazione con il caffè e chi la fa con la birra, cosa c’è di male? Evidentemente non è quanto pensa il signore fermo davanti ad un negozio di bigiotteria, che alza gli occhi al cielo quando vede i due compari.

L’uomo è in attesa, davanti all’ingresso del negozio, della moglie che vi è entrata perché attratta dalla parola magica “Saldi” posta sulla vetrina. Ormai lui è abituato: ogni volta che passa davanti ad un negozio di bigiotteria con la moglie, lei deve entrarci. Cosa se ne farà, poi, di tutta quella bigiotteria? Chissà se si ricorda tutto quello che ha o se dopo un po’ finisce con il prendere dei doppioni. Quasi gli piace l’idea di aspettarla fuori dai negozi di bigiotteria, però, perché è capitato anche abbastanza spesso che facesse amicizia con altri uomini in attesa delle compagne. Stavolta, però, il suo desiderio di conoscere nuovi compagni di attese non si realizza. Stavolta il suo ruolo è quello di sabotare il tentativo di alcuni adolescenti di rubare il faretto di una bicicletta. “Ragazzi cosa state combinando? Vi sembra una cosa corretta?”. Loro non rispondono e rimangono senza parole, non si aspettavano di essere scoperti considerando l’impegno che ci avevano messo in quell’impresa. Così lo guardano e poi scappano via, presi con le mani nel sacco. 

La bicicletta parcheggiata sulla via Emilia è di una fanciulla che non saprà mai del gesto di quell’uomo. Infatti, quando alla sera andrà a recuperarla la ritroverà così come l’aveva lasciata, intatta e con il suo faretto. Lui non lo sa, ma le ha salvato la giornata. Infatti, la proprietaria della bicicletta si trova sulla via Emilia per lavorare come promoter e non vede l’ora che arrivi la fine della sua giornata. Infreddolita, prova a parlare ai passanti della nuova promozione di quel gestore telefonico e non sempre riceve risposta dalle persone. Rimane, quindi, sorpresa del fatto che le persone neppure la vedono. Non sono in grado di rispondere al suo saluto, non capiscono che lei sta solo lavorando e non ha intenzione di “fregarli”, non sanno essere educati né empatici nei confronti di un altro essere umano. Lei quasi si sente un fantasma. Ma la sua luce e la sua speranza si riaccendono ogni volta che, tra i passanti, ce n’è uno che la vede, l’ascolta, la saluta. Per esempio, c’è quel lavoratore di passaggio durante la sua pausa pranzo che, nonostante la fretta e nonostante non sia interessato a quanto lei ha da proporre, la rispetta e la saluta con educazione e cordialità. 

“Chissà come sarebbe il mondo se ce ne fossero di più di persone così”, pensa lei. 

E dopo questo pensiero, i suoi occhi si soffermano sulle vetrine del negozio di fronte, dall’altro lato della via Emilia. 

Due commesse sono alle prese con il nuovo allestimento della vetrina per la nuova collezione. Coprono le vetrine con un telo verde e provano a lavorarci su, poi tolgono il telo e si confrontano per darsi un parere su come quella presentazione potrebbe migliorare. 

Davanti a quel negozio, nel frattempo, passa un’universitaria con le lacrime agli occhi: ha appena concluso gli studi, ha avuto l’esito del suo ultimo esame. Ora le manca solo la laurea.  Lungo è stato il suo percorso, difficile e spesso quel traguardo le è sembrato impossibile da raggiungere. Ma ce l’aveva fatta, ora poteva finalmente scegliere il suo vestito per la discussione. Era giunto il momento di organizzare la sua festa di laurea nel suo locale preferito, il momento di affrontare il futuro con una maggiore sicurezza.

E lungo la via Emilia, oltrepassa quel negozio ed anche quel chioschetto di caldarroste. Il profumo delle caldarroste punta sempre al cuore. È profumo di inverno, profumo di attesa del nuovo anno, profumo di boschi. Il proprietario non sa bene per quale ragione ha scelto di fare quel mestiere, ma è sempre felice di vendere un mazzetto di caldarroste perché, non appena lo lascia nelle mani dei clienti, su tutti i volti si legge la stessa espressione di gioia.  Su tutti i volti si legge la nostalgia di casa, di infanzia, di nonni. 

E così arriva la sera. Le luci di Natale si accendono per la prima volta, in questo sabato della via Emilia. Le vetrine sono state allestite con le nuove collezioni, i negozi chiudono ed i lavoratori sono pronti a rientrare a casa. Alcuni, in verità, si tratterranno in qualche baretto per condividere un aperitivo in compagnia e per sorseggiare un drink. Altri allungheranno il tragitto per tornare a casa così da passare dalla piazza ad ammirare il nuovo albero di Natale: sarà storto anche quest’anno? Altri ancora proveranno a leggere la nuova frase che è stata scelta per le luci della via Emilia: “All’alba vincerò!” citano quelle luminarie. 

L’attesa del Natale, le luci lungo la via, la frase scelta provano a passare ad ognuno la speranza di un futuro migliore, di un anno pieno di novità, di un Natale caldo per tutti. 

Chissà quali altre storie custodisce la via Emilia, così lunga e così antica. Chissà quanti e quali passi l’hanno percorsa. Chissà con quali aspettative, con quali sogni, con quali sentimenti. 

E così, a chiusura del sipario della mattina, si apre un nuovo sipario per le storie della sera lungo la via Emilia. Questo sabato diventa quasi una citazione a quel sabato del villaggio raccontato da Leopardi: 

“Godi, fanciullo mio; stato soave, 

stagion lieta è cotesta. 

Altro dirti non vo’; ma la tua festa 

ch’anco tardi a venir non ti sia grave.”

Della serie: storie di vita quotidiana in lungo ed in largo sulla via Emilia

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