Covid-19.

Persone sotto i propri tetti ma comunque disperse.

Disperse non per vicoli e bar ma nei grovigli di pensieri, dubbi e mancanze.

Case che diventano città e sentieri da percorrere.

Persone che nella propria casa non hanno senso dell’orientamento.

Disequilibrio che porta ad un nuovo equilibrio.

Là fuori, negli ospedali, una realtà amara dal sapore di guerra.

Dentro alle case una realtà immobile.

Le due realtà connesse da un televisore che ci ricorda qualcosa che sembra essere distante. E invece è tutto
intorno a noi.

Non si sentono bombardamenti, spari, né si vedono distruzioni. La guerra è impercettibile, ma è intorno a
noi.

Nelle nostre case, la fotografia di un presente minato dalle scelte fatte nel passato.

Negli ospedali, la fotografia del sacrificio e della lotta. Gli unici a muoversi, medici e infermieri che
continuano a correre controvento in una direzione che sembra non avere fine.

Così, tutto pare fermo.

Là fuori, nelle case, nelle anime, il soffio della paura per la morte. A frantumare finestre, provocare incendi,
e distruggere edifici, il dolore di un silenzio assordante che fluttua per le città e che lascia solo ceneri di
sgomento, macerie di insicurezza e rottami di una vita sociale interrotta.

Ma si avvertono vibrazioni di una solidarietà e una fratellanza fino ad allora celate dietro al nostro infinito
combattere per superare gli altri.

Persone che fuori dalla loro frenesia cercano di dare nuovi colori alla propria vita anziché inseguirli alla
cieca.

Cambiamento mentre il mondo procede nella sua autonomia.

Mascherine che coprono le labbra ma non la verità di uno sguardo.

Sorrisi che non si vedono, ma si sentono nella scintilla delle nostre iridi.

Corpi che non si toccano ma si vogliono.

Mani disinfettate dalla sporcizia, ma non della voglia di stringere un caro.

Paura, sofferenza, accettazione, scoperta.

Covid-19.

Una battaglia che, come tutte le lotte, porta alla rinascita.

Perché cosa, se non lo scontro con la morte, ci permette di risorgere?

Maria Vittoria.

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