Trump vs TikTok: una nuova Guerra Fredda digitale?

Viviamo nell’era del digital, della connessione perenne e dei social network: non stupisce perciò più di tanto che la disputa tra due delle maggiori potenze economiche del mondo, Cina e Stati Uniti, si stia giocando anche su questo terreno. TikTok, applicazione prodotta dalla compagnia cinese ByteDance, è diventata infatti oggetto di contesa tra la Casa Bianca e il governo di Pechino, mentre le relazioni tra i due stati si deteriorano su temi quali commercio, autonomia di Hong Kong e gestione dell’emergenza coronavirus.

Com’è iniziata?
Il 7 agosto il presidente Trump ha firmato due ordini esecutivi che vietavano ad ogni azienda o individuo statunitense di intrattenere qualsiasi rapporto commerciale con due applicazioni di proprietà cinese: WeChat e TikTok. La prima, prodotta dalla compagnia cinese Tencent, è utilizzata per lo più da cittadini cinesi residenti negli Stati Uniti. TikTok ha raggiunto invece i 175 milioni di
download negli USA e circa 2 miliardi di download a livello globale.

Perché Trump ha attaccato TikTok e WeChat?
I due ordini esecutivi sono parte del Clean Network Program proposto dall’amministrazione Trump, il cui scopo è quello di “salvaguardare la privacy dei cittadini americani e le informazioni sensibili delle imprese da intrusioni maligne da parte, per esempio, del Partito Comunista Cinese”. TikTok in particolare è accusata di utilizzare impropriamente i dati degli utenti, permettendo al
governo cinese di creare dossier di informazioni personali, e di condurre vero e proprio spionaggio.
Trump ha inoltre dichiarato che il bando di TikTok è un modo per “vendicarsi del modo in cui la Cina ha gestito l’emergenza coronavirus” – il Presidente ha sempre sostenuto la colpevolezza di Pechino nella “creazione” del “virus cinese”.
La battaglia che Trump sta portando avanti sembra però a tutti gli effetti una questione personale: TikTok è la piattaforma “responsabile” del sabotaggio del rally di Tulsa – centinaia di utenti hanno infatti effettuato una falsa registrazione all’evento, senza presentarsi in loco.

Quindi TikTok non è più scaricabile negli USA?
L’ordine esecutivo dava tempo 45 giorni – fino al 20 settembre – per effettuare l’acquisizione americana dell’app, in mancanza della quale sarebbe avvenuta la cancellazione di TikTok dagli app store americani.
Una prima negoziazione era nata tra ByteDance e Microsoft, ma si è poi conclusa in un nulla di fatto con il ritiro del colosso informatico americano. Il 19 settembre, il bando viene slittato al 27 settembre, grazie alla nascita di una nuova trattativa tra ByteDance, Oracle – gigante informatico americano – e Walmart – multinazionale statunitense. L’accordo prevede la creazione di una nuova compagnia, TikTok Global, che dovrebbe essere basata negli Stati Uniti – probabilmente in Texas – creando di conseguenza 25mila posti di lavoro.
Oracle diventerebbe il provider tecnologico, offrendo dunque i server su cui immagazzinare i dati degli utenti e assicurando gli standard di sicurezza richiesti dal governo americano. Inoltre, la compagnia controllerebbe il 12.5% delle azioni, mentre a Walmart spetterebbe il 7.5%.
Il restante 80% rimarrebbe dunque di proprietà della cinese ByteDance, anche se il 53% circa della quota totale è già controllata da società di venture capital americane, il che soddisfa pertanto le richieste di Trump.
L’accordo tra ByteDance, Oracle e Walmart ha ricevuto infatti l’approvazione – per ora – da parte del Presidente, ma la trattativa è ancora in corso e sta risultando più complicata del previsto.

Ma TikTok come ha reagito?
TikTok ha richiesto un’ordinanza restrittiva contro l’ordine esecutivo di Trump, ottenendo uno slittamento della data della possibile eliminazione dell’app dagli store americani fino al 12 novembre, garantito dal giudice federale Carl Nichols. La decisione si basa sul fatto che l’ordine esecutivo – secondo Nichols – rappresenta di fatto una violazione della libertà d’espressione.
In questo modo, TikTok ha più tempo per ricevere l’approvazione da parte di USA e Cina in relazione all’accordo tra ByteDance, Oracle e Walmart.
Ovviamente, il Dipartimento di Giustizia americano ha presentato una mozione di opposizione.

E il governo di Pechino?
Le restrizioni commerciali imposte dalla Cina non permettono la vendita diretta di TikTok ad acquirenti americani, ma sembra invece che non escludano operazioni di investimento, come quella proposta da Oracle e Walmart.
Tuttavia, i media cinesi hanno recentemente sostenuto come l’accordo sia ingiusto e indicato come Pechino potrebbe non approvare l’accordo, soprattutto dopo le sanzioni imposte da parte degli USA sui prodotti Huawei.
In conclusione…
Per adesso, le azioni del presidente Trump sono risultate in un aumento della sicurezza dei cittadini americani pressoché nullo.
È anche vero che la Cina stessa ha bloccato varie compagnie tecnologiche americane – quali Google, Facebook e Twitter – perché teme la loro capacità di facilitare la libertà di parola e di pensiero. Ricordiamo, però, che si tratta di un paese controllato, in sostanza, da un sistema dittatoriale. Proprio per questo motivo, gli Stati Uniti, paese simbolo della libertà, che dovrebbe garantire – in teoria – la “ricerca della felicità”, non può rispondere a un presunto attacco alla privacy con metodi tipici proprio del Partito Comunista Cinese.
Sarebbe più corretto, come sostiene l’esperta di politica estera Rebecca Lissner nel suo libro An open world, “cercare di essere un paese leader nello stabilire regole che proteggano la privacy e il libero scambio di informazioni, qualsiasi sia la nazionalità del programma che i cittadini decidono di usare”.

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