Gisella 

Racconto breve di Martina Suraci 

 

Lo guardo. Lui ricambia lo sguardo, ma probabilmente non è me che sta vedendo in questo momento, non mentre scorgo i suoi pensieri accavallarsi, inseguendosi tumultuosamente. Io invece mi immergo per un istante in quegli occhi blu un po’ lattiginosi, riflesso sbiadito di quello che un tempo era lo sguardo vivace di un ragazzo spensierato, e ne intuisco la storia; o almeno la immagino.

L’ho visto poco fa, girarsi al suono dei miei passi, staccando con difficoltà gli occhi da un manifesto tra i più tristi.
Non ci ho fatto caso negli scorsi giorni.. non ci facciamo caso mai, con la fretta che abbiamo: quei manifesti sono vite umane. Vite che si sono concluse, che hanno percorso strade, curve, salite e discese; esistenze i cui proprietari sono inciampati, caduti e poi si sono rimessi in piedi. Un po’ come ci affrettiamo a fare noi, ogni giorno.
Forse loro però camminavano un po’ più lentamente, loro che sono di una generazione ormai lontana.

Gisella Gualtieri. Può darsi che Gisella fosse calma, meticolosa, che si curasse di agire al meglio adoperando tutta la pazienza necessaria, invece di affrettarsi per ottenere il massimo nel minor tempo possibile, senza un minuto di respiro.
O forse Gisella aveva il fuoco dentro anche lei, da giovane, quello dei mille propositi e delle duemila idee, ora strambe, ora geniali; quella fiamma a volte smorzata da un po’ di insicurezza e bassa autostima, però mai del tutto estinta; il fuoco di chi ha premura di vivere, come nella canzone della Bandabardò che stavo ascoltando prima di arrivare qui. 

Chissà se Gisella ha vissuto a pieno, imperfettamente. Spero proprio di sì.

Forse Gisella e il signore dagli acquosi occhi blu hanno vissuto insieme, per un po’; o avrebbero voluto.

Chissà se lei gli chiedeva amore, e lui gliene prometteva, sinceramente, ma era troppo giovane per mantenere la promessa; chissà se fu il contrario, invece. 


Mi chiedo se le incomprensioni, gli eventi, le famiglie li abbiano divisi: io sento solo che, per qualche ragione, avrebbero voluto stare ancora insieme, invece di perdersi di vista. 

Lo leggo nello sguardo di questi occhi blu, che fissano il manifesto, scoprendo che Gisella se ne è andata; lì sopra c’è scritto che a rimpiangerla sono il marito e i figli, e poi chissà quanta altra gente, perché penso che Gisella fosse una brava persona; in tanti lo sono, più di quanti a volte crediamo con il nostro frettoloso cinismo. Me ne dimentico spesso anch’io. 


Ma non è solo questo.
Secondo me a rimpiangerla in maniera particolare è, tra gli altri,  Occhi blu, che forse di rimpianti verso Gisella ne ha accumulati di altro tipo, accanto a ricordi di quando insieme erano più vivi che mai; e avrebbe voluto dirglielo. 

Ora non può più; o almeno, non qui, non fino al prossimo incontro.

Forse Occhi blu pensa che quelle loro corse sui prati da giovani adesso Gisella le faccia altrove, e che presto correranno di nuovo insieme; chissà se allora troverà il coraggio di dirglielo, rivedendola in mezzo alle margherite: era incrociando i suoi Occhi verdi che lui, Pino, si sentiva vivo sul serio.

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