Ricostruire

RICOSTRUIRE,

e ricominciare a vivere secondo i cinque sensi.

A mia nonna.

“Questa pandemia lascerà un segno”. L’ho sentito dire spesso in dieci mesi, ma non ho mai pensato sarebbe andata davvero così. Pensavo a stare attenta, a seguire le regole, ad adattarmimalle nuove modalità di studio, a proteggere la mia famiglia. E pensavo sarebbe bastato per passaremindenne questo capitolo e voltare pagina. E poi sei andata via.
Sei andata via da sola, come le tantissime altre persone che ci hanno lasciati in questi mesi. Ho avuto la fortuna di parlarti ma il calore delle tue mani, quello rimarrà solo nei miei ricordi. Un po’ invidio chi crede, perché è vero che la fede dà la forza per affrontare queste situazioni, credere che chi abbiamo perso ora sia in un luogo in cui non esiste la sofferenza, esiste solo la pace. Io invece non ho che i ricordi, e ogni tanto qualche lacrima che asciugo frettolosamente perché tu lo dicevi sempre: “quando me ne andrò non voglio che tu pianga, devi pensare a me e sorridere”.
Non riesco a ricordare un momento vissuto con te che non sia stato felice. Quando ero piccola mi raccontavi del nonno, della tua infanzia e della guerra, della miseria che hai patito e della gioia portata dalla nascita della mamma. Da te, attraverso di lei, sono nata io. E forse è per questo, o perché portiamo lo stesso nome, che ho sempre sentito un legame viscerale con te. E adesso che l’inverno procede, le giornate si allungano e presto tornerà il sole voglio ricordarti in cinque semplici passi, per trovare la forza di andare avanti e per dire a chi legge che non ci si perde mai nel buio se a camminare accanto a noi ci sono le persone che abbiamo amato e che ci hanno
amato.
Il calore delle tue mani. Una sensazione tattile che è il ricordo più bello della mia infanzia. Dicevi che ero una vampira perché ho sempre avuto le mani ed i piedi gelati, ma senza batter ciglio eri lì pronta a cucire l’ennesimo paio di calzettoni di lana e a riscaldarmi le mani tra le tue, mentre la stufetta andava e ci addormentavamo sul divano guardando chissà cosa in TV. Come te non amo l’inverno, ma ora che devo affrontarlo il calore delle tue mani lo sento nel cuore. I colori brillanti dei tuoi fiori. Hai sempre amato i fiori e le piante in generale. Dicevi che, oltre ad essere utili per ossigenare la casa, i fiori mettono allegria. E infatti in casa tua e sul tuo balcone non mancavano mai, neanche quando faceva troppo freddo. Le rose e le orchidee erano i tuoi fiori preferiti e sono certa che d’ora in poi ti rivedrò in ogni bocciolo. Il tuo amore per i colori era tale che anche a settant’anni disegnavi e coloravi, e mi dicevi che il mio guardaroba di colori ne aveva troppo pochi. È qualcosa su cui sto lavorando, un’altra promessa che manterrò.
Le canzoni di Massimo Ranieri, a proposito di rose rosse. Le sue canzoni le conoscevi e le cantavi sempre, così come tante altre. La musica l’ascoltavi già quand’eri ragazza e scappavi di casa il pomeriggio per andare a ballare con le tue amiche. Di pomeriggio avevi sempre la tua radiolina sintonizzata o il televisore acceso su qualche canale di musica popolare, e noi spesso ti pregavamo di cambiare perché ascoltare quelle tarantelle a ripetizione non era il massimo del divertimento.

Ma tu eri così, non riesco ad immaginare te silenziosa e la tua casa senza qualche melodia in sottofondo. Ora come ora ascoltare musica mi fa anche sentire il dolore, ma è superficiale. Quando una canzone arriva al cuore le lacrime finiscono e non vedo altro che te.
Il sapore delle tue polpette. A differenza delle altre nonne, la cucina non era il tuo forte e non te ne vergognavi. Eri orgogliosa quando affermavi che non avevi potuto imparare né ti interessava perchè il lavoro era la tua priorità. Eri in giro con il nonno, a seguirlo nel suo lavoro di fruttivendolo, e mentre lui caricava e scaricava quei camion di frutta tu “facevi di conto”, altra cosa che ti riusciva benissimo. Ma nonostante tutto ciò le tue polpette rimarranno leggendarie, nessuno di noi è mai stato capace di riprodurle, sarà che mentre le cucinavi ci mettevi dentro tutto il tuo amore per noi. Io a cucinarle ci proverò ancora, mal che vada avrò passato un’oretta a cerca
di ricordare la tua spiegazione della ricetta.
Il profumo della Leocrema. Quando ho saputo che non c’eri più, il terrore di non poter più sentire il tuo profumo ha avuto la meglio su di me. Ma poi nel cassetto del mio comodino c’era un contenitore quasi finito di Leocrema, quella che tu usavi da sempre, tanto che addirittura mamma dice che associa questa crema a te da quando era piccola. Ed io la porterò sempre con me, un
piccolo ricordo sempre “a portata di nonna”.

“E ormai non c’è più strada
Che non mi porti indietro
Amore, sai perché
Nel cuore del mio cuore
Non ho altro che te.”

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