I social sono il mezzo non il fine

La morte delle bambina di soli 10 anni per una challenge lanciata su Tik Tok, gli atti di
violenza a Capiton Hill, le fake news sul vaccino: sono fenomeni che dimostrano una
necessaria regolamentazione ed educazione nell’utilizzo dei social media.

È morta a Palermo per strangolamento una bambina di soli dieci anni. Stava filmando tutto su TikTok mentre cercava di vincere una “challenge”, ossia una sfida virtuale che consiste nel dover superare un “limite”. Lo scopo è creare intrattenimento per raggiungere maggiori visualizzazioni per diventare “viral”, ossia virali; virali, come un “virus”, perché il contenuto che posti sul social ottiene così tanto interesse e coinvolgimento che schizza nell’algoritmo informatico. Il senso della propria quotidianità è diventato questo per molti ragazzi, bambini e adulti: ottenere likes, commenti ed interazioni.

Eppure questo non è lo scopo ultimo di determinate “organizzazioni”. In determinati casi, infatti,
lo scopo diventa lanciare messaggi falsi e distorsivi per spostare gli equilibri in una situazione
sociale, culturale o politica. Gli eventi di Capiton Hill con l’attacco al Parlamento Americano
sono la prova esatta dell’uso di questi mezzi di comunicazione e di influenza sociale come armi
per far del male. Un altro esempio lampante della pericolosa realtà distorsiva che possono creare
questo tipo di mezzi di comunicazione lo ritroviamo nel sentimento scettico e complottista
riguardo il vaccino per il Sars-Cov-2. Piuttosto che informarsi da determinate fonti autorevoli, le
persone si informano da altre indeterminate fonti certamente non autorevoli presenti all’interno
dei social network, che contribuiscono a creare disordine e confusione.

I “social network”, tradotto “reti di scambio sociali”, sono spazi virtuali composti da
persone/utenti che possono scambiarsi saluti, esperienze ed informazioni. I “social media”,
tradotto “mezzi sociali”, sono tutti quei mezzi (app, software, siti) utilizzati per raggiungere la
rete sociale virtuale presente all’interno dei social network tramite la creazione e la diffusione di
contenuti. Stiamo parlando di due facce della stessa medaglia, due punti di vista diversi di
interpretare queste tecnologie che l’essere umano ha inventato al servizio dell’essere umano.
Tuttavia, senza spiegare e chiarire fino in fondo il giusto utilizzo.
È per questo che occorrerebbe regolamentare i social network e i social media, nel senso di
limitare tramite delle regole, per evitare di “offendere”, di “offendersi” e di “far offendere”. Ma
soprattutto occorrerebbe educare, nel senso di insegnare e sensibilizzare sul corretto
funzionamento di questi mezzi, per non rischiare di “confondere” o “essere confusi”. Oltre a del
sano senso critico che oggi si è completamente dissolto nel mare di informazioni false e
immagini distorte della nostra società veicolate all’interno dei social network.

Umberto Eco disse “i social hanno dato parola agli imbecilli” e l’intrattenimento è diventato
addirittura mortale.

 

Michelangelo Romagnuolo

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