Tre poesie di Louise Glück, premio Nobel per la letteratura 2020

L’Accademia Svedese ha assegnato il premio Nobel per la letteratura 2020 a Louise Glück (New York, 1943 – ), poetessa americana che attualmente vive a Cambridge, nel Massachusetts.

Dal suo debutto (Firstborn, 1968) Louise Gluck ha pubblicato 12 raccolte di poesie. Nella sua carriera aveva già ricevuto diversi altri premi prestigiosi, come il Pulitzer nel 1993 e il National Book Award nel 2014.

Temi ricorrenti e motifs cari all’autrice sono il mito classico, la natura (i fiori in particolare), il desiderio e il trauma; quest’ultimo ha segnato in modo evidente la sua vita quanto la sua poetica, dall’anoressia adolescenziale al divorzio dal marito.

Nonostante le numerose pubblicazioni e i premi vinti, nonché lo status “antologico” che molte delle sue poesie hanno ormai assunto in patria, taluni hanno reagito alla notizia del Nobel a Louise Glück con perplessità e sconcerto, confessando di ignorare totalmente l’identità e l’opera di costei.

Per porre rimedio a questa eventuale lacuna – ma anche per addolcirvi la giornata – ecco una selezione di alcuni poems di Louise Glück, in lingua originale e traduzione.

 

Nostos

There was an apple tree in the yard —

this would have been

forty years ago — behind,

only meadows. Drifts

of crocus in the damp grass.

I stood at that window:

late April. Spring

flowers in the neighbor’s yard.

How many times, really, did the tree

flower on my birthday,

the exact day, not

before, not after? Substitution

of the immutable

for the shifting, the evolving.

Substitution of the image

for relentless earth. What

do I know of this place,

the role of the tree for decades

taken by a bonsai, voices

rising from the tennis courts —

Fields. Smell of the tall grass, new cut.

As one expects of a lyric poet.

We look at the world once, in childhood.

The rest is memory.

 

Nostos

C’era un melo nel cortile –

saranno forse

quarant’anni fa – dietro,

solo prati. Ciuffi

di croco nell’erba umida.

Stavo a quella finestra:

fine aprile. Fiori di primavera

nel cortile del vicino.

Quante volte, davvero, l’albero

è fiorito nel giorno del mio compleanno,

il giorno esatto, non

prima, non dopo? L’immutabile al posto

di ciò che si muove, di ciò che evolve.

L’immagine al posto

della terra inarrestabile. Che cosa

so di questo luogo,

il ruolo dell’albero per decenni

preso da un bonsai, voci

che vengono dai campi da tennis –

Terreni. L’odore dell’erba alta, tagliata di fresco.

Quello che uno si aspetta da un poeta lirico.

Guardiamo il mondo una volta, da piccoli.

Il resto è memoria.

 

Dead End

I said, “Listen, angel, wean me from this bit.”

I said, “Divorce me from this crap, this steady diet

Of abuse with cereal, abuse

With vodka and tomato juice,

your planted billets doux among the bric-a-brac.”

Staying was my way of hitting back.

I tended his anemia and did the dishes

Four months – the whole vicious,

standard cohabitation. But my dear, my dear

If I now dream about your hands, your hair

It is the vividness of that dead end

I miss. Like chess. Mind against mind.

 

Vicolo Cieco

Gli dissi: “Angelo, ascolta, svezzami da questo morso.”

Dissi, “Divorziami da questa merda, questa dieta fissa

Di abusi con fiocchi d’avena, abusi

con vodka e succo di pomodoro,

i tuoi biglietti d’amore seminati tra le chincaglie.”

Restare era il mio modo di reagire.

Mi presi cura della sua anemia e lavai i piatti

Per quattro mesi – l’intera perversa

Normale convivenza. Ma mio caro, mio caro

Se adesso sogno le tue mani, i tuoi capelli

E’ la vivezza di quel vicolo cieco

A mancarmi. Come negli scacchi. Mente contro mente.

 

The wish

Remember that time you made the wish?

     I make a lot of wishes.

The time I lied to you
about the butterfly. I always wondered
what you wished for.

     What do you think I wished for?

I don’t know. That I’d come back,
that we’d somehow be together in the end.

     I wished for what I always wish for.
     I wished for another poem.

 

Il desiderio

Ricordi quella volta che esprimesti un desiderio?

     Esprimo un sacco di desideri.

Quella volta che ti mentii

A proposito della farfalla. Mi sono sempre chiesto

Quale fosse il tuo desiderio.

     Quale pensi che fosse?

Non lo so. Che sarei tornato,

che in qualche modo saremmo stati insieme, alla fine.

     Ho desiderato ciò che sempre desidero.

     Ho desiderato ancora una poesia.

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