FEMMINISMO: IL POTERE DELL’UNIONE

Vi siete mai soffermati a pensare che la maggior parte di quello che le donne fanno e considerano normale nel 2020, fino a pochi anni fa era considerato uno scandalo? C’è stato un tempo in cui la società, basata su difformità e sopraffazione nei confronti del genere femminile, privava la donna di due tipi di indipendenza: quella privata e quella sociale. Per fortuna è stato proprio questo ad incoraggiare molte di esse a far valere la loro voce per lottare contro i pregiudizi sessisti e la disparità di genere, identificandosi in quello che oggi chiamiamo “femminismo”.

Al contrario di come si potrebbe pensare, il suffisso “ -ismo “ non la definisce una brutta parola, ma anzi essa è portatrice di tutta quella forza che ha guidato le donne a compiere piccole e grandi imprese per poi raggiungere l’emancipazione.

 

Partiamo da ciò che il femminismo  rappresenta veramente e cioè l’atteggiamento di una persona propenso verso la parità sociale, economica e politica delle donne rispetto agli uomini.

Ahimè esistono svariati equivoci riguardanti il significato che questa nozione esprime e di conseguenza c’è molta disinformazione sul tema stesso. Questo è il risultato della convinzione che il femminismo sia un concetto esattamente simmetrico a quello del maschilismo e spesso entrambi sono considerati due facce della stessa medaglia. Contrariamente al primo, il maschilismo è un concetto sessista, perché si basa su una visione della società in cui l’uomo è sempre un passo avanti mentre la donna viene discriminata e, pertanto, anche il femminismo viene contemplato sotto un punto di vista negativo.

 

Per molto tempo il sesso biologico è stato valutato come un fattore predominante dell’identità sociale. A tal proposito ci terrei a precisare che, quando si parla di differenze di genere, bisogna distinguere il sesso che costituisce un corredo genetico (un insieme di caratteri fisici, anatomici e biologici che costituiscono un maschio o una femmina) dal genere, cioè un carattere appreso, non innato, che si consolida nella costruzione sociale e nell’identità di ruolo e può o non può corrispondere al corredo biologico. La stretta sintonia che lega il sesso al genere ha determinato l’applicazione della diversità genetica tra donne e uomini anche nell’ambito politico.

Tra la fine della prima ondata femminista e l’inizio della seconda (anni 60-70), l’attenzione viene spostata sulla liberazione sessuale e quindi sull’eliminazione dell’oggettivazione femminile; infatti gli anni seguenti sono stati gli anni delle grandi conquiste femminili in diversi ambiti: dal diritto alla parità di stipendio nel settore industriale al riconoscimento del diritto della donna ad accedere a tutte le cariche.

 

Ad ogni modo sappiamo che il genere femminile è stato ritenuto inferiore in relazione a quello maschile, ma questo non vuol dire che anche l’uomo non sia mai stato discriminato: ancora oggi quando egli presenta degli aspetti stereotipicamente femminili, viene denigrato e considerato, per esempio, una “ femminuccia “ quando esprime i suoi sentimenti oppure è reputato come un fallito se guadagna meno della propria compagna.

Questi pregiudizi legati al sessismo si basano su atteggiamenti discriminatori fondati sul genere e possono essere messi in atto anche dalle donne nei confronti degli uomini.

Ecco perché disparità e pressione sociale hanno imposto anche all’uomo di rappresentare una figura specifica, ovvero quella di “maschio alfa” contraddistinta da forza e virilità e priva della libertà di esprimere veramente ciò che sente.

Perciò il femminismo si occupa anche del punto di vista maschile, tentando di sopprimere questa mascolinità tossica ed in merito a questo molti uomini si definiscono femministi.

 

Malauguratamente ci sono persone che si identificano nella sfera antifemminista per motivi sbagliati: per esempio c’è chi dice che essere femminista vuol dire avere autodisciplina ed imporsi delle regole precise. Questa assurdità, come tante altre, nasce dal non sapere che il femminismo non vuole essere una qualcosa di punitivo per nessuno dato che, al contrario, è una teoria che si fonda sulla libertà.

Potrei anche dire che c’è gente che confonde questa nozione con quella di misandria, dipingendo la teoria femminista sulla base di avversione ed ostilità delle donne verso il genere maschile.

 

La lotta per il raggiungimento dell’equità sociale è stata guidata dalle donne non per il loro futuro, ma per il nostro.Tutto ciò che rappresentavamo in passato si concentrava in delle figure private dal diritto di prendere decisioni personali, quello di far valere la propria opinione, di votare, di essere economicamente indipendenti e molti altri; tutto questo perché è stato dato per scontato che una donna dovesse solamente accettare tutto quello che gli veniva imposto dal patriarcato. Questa posizione non è stata, dunque, scaturita da un forte desiderio di potere al fine di conquistare una posizione di comando rispetto al genere contrapposto. Il vero potere che le donne volevano ed hanno poi raggiunto è stato quello che ha permesso loro di combattere ogni giorno una battaglia contro stereotipi e pregiudizi stabiliti sul genere.

Dopo una lunga serie di proteste e conflitti dettati da una forte risolutezza, le donne hanno guadagnato il coraggio necessario per distruggere quel senso di estraniazione dettato da un sistema sociale chiuso.

Le attività ed iniziative dei movimenti femministi sono state compiute grazie all’unione, il sostenimento e la tenacia nel distruggere la prevaricazione sociale.

 

Per questo nel 2020 è nostro dovere continuare ciò che è stato intrapreso in passato, perché abbiamo dimostrato di essere di essere forti e indipendenti tanto quanto gli uomini e perché, come loro, possediamo tutte le capacità e abilità per lavorare, votare, prendere decisioni, importanti o superficiali che siano, e soprattutto per creare dei veri e propri movimenti femministi, basandoci sul supporto l’una dell’altra per guadagnarci il rispetto che non ci è stato dato per fin troppo tempo.

Talvolta sfortunatamente oggi giorno donne e ragazze invece di aiutarsi e sostenersi a vicenda, nutrono odio ed invidia per altre ed è qui che mi chiedo perché dovremmo comportarci irrispettosamente quando prima di noi molte altre donne hanno dedicato la loro vita a smascherare la vera ipocrisia di questi atteggiamenti. A volte vediamo in un’altra persona qualcosa che a noi manca e ci limitiamo a criticarla e giudicarla con facilità. Ma a cosa serve criticare un’altra donna? Siamo tutte diverse e ognuna avrà sempre qualcosa che mancherà all’altra. Proviamo una volta per tutte a far regnare in questo mondo l’amore per noi stessi e per gli altri e soprattutto proviamo a riconoscere la nostra uguaglianza, nonostante le differenze che ci appartengono e allo stesso tempo ci distinguono gli uni dagli altri.

Concludo con un mio pensiero, sperando di far riflettere alcuni di voi. Nel mondo esiste la diversità in ogni sua forma: tra maschi e femmine, piccolo o grande e tra bianco o nero… ma noi cosa siamo se non una società unita sotto lo stesso cielo, con la stessa aria e sullo stesso pianeta? La diversità è bella quanto pericolosa e se pur diversi siamo tutti sulla stessa barca. Qual è il nostro compito nel 21° secolo se non quello di creare una nuova società completamente basata sull’equità? Noi donne abbiamo sofferto e portato grossi pesi sulle spalle che non meritavamo e ciononostante fino ad oggi, grazie al desiderio di unione, siamo riuscite a conseguire obiettivi e traguardi basati sulla libertà e ancora oggi dobbiamo continuare questa lotta tra ostacoli, critiche e qualsiasi altra cosa che tenti di bloccare la nostra strada trovando sempre la forza che è in noi, perché in fondo è anche la forza che fa l’unione.

~ Chiara Tornesello

 

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