L’arte della comunicazione ai raggi X: Perché Matteo Salvini funziona

Oggi sottoponiamo all’attenzione dei nostri lettori un aspetto totalmente analitico e apolitico della comunicazione che Matteo Salvini effettua quotidianamente.

Da premettere, per chi non è suo fan, che l’articolo sarà basato su di un’obbiettiva analisi dei vari aspetti della sua comunicazione, descrivendo gli elementi caratteristici che la compongono.

È innegabile che a livello comunicativo sia stato migliore di molti suoi colleghi “bucando” letteralmente i media e i social media,  ma il punto è capire perché e lo faremo andando ad analizzare le varie caratteristiche che compongono il suo modo di comunicare.

Il primo aspetto che mette in risalto i suoi messaggi è la semplicità di linguaggio, molto simile a quella per esempio utilizzata da Donald Trump che si è rivelata essere efficace durante la sua campagna presidenziale. Questa semplicità risulta essere efficace perché, a differenza di suoi colleghi che sfoggiano un linguaggio “politichese”, per dirla alla Gianfranco Funari, con terminologie incomprensibili alla “massa”, lui utilizza una terminologia talmente semplice da poter essere compreso da un bambino.

Altra caratteristica che contraddistingue il suo modo di comunicare è la spontaneità, cioè la gente tende ad associare la spontaneità con la sincerità e anche se spesso i due sono concetti distinti e separati, vengono facilmente fraintesi e associati tra di loro. Un esempio pratico per intendere questo concetto lo possiamo individuare nel lavoro che fanno gli attori; spesso capita, quando guardiamo un film o una serie tv di notare la spontaneità che alcuni attori adottano nel rappresentare i propri personaggi. Penso sarà capitato a chiunque di dire “Caspita è così spontaneo nell’interpretare il suo ruolo che mi sembra vero”. Essendo attori questi fingono, ma attraverso una grande preparazione riescono a dare vita ai loro personaggi tanto da traslarlo nell’immaginario collettivo al punto da sembrare veri. Nella politica vale lo stesso ragionamento: ci sono politici come Salvini che, siano essi genuinamente spontanei o meno, sono considerati per questo anche sinceri e onesti.

Altro aspetto che si nota nella sua comunicazione è il suo continuo “stare dalla parte degli italiani”, nei confronti dell’Europa, degli immigrati, ecc..

Egli insiste in continuazione su questo concetto scatenando un certo “sentimento” nell’animo “dell’italiano medio” che alle volte preferisce votare lui che non magari chi prova a mettere in risalto, per esempio, problemi di altra natura come quello climatico. Se proviamo ad entrare nell’immaginario dell’italiano medio, nel momento in cui decide di dare il suo voto, lo farà basandosi su una logica definita “da quartiere”. Questa logica si basa sul preservare il locale, la propria cerchia (quella italiana) sopraelevandola a qualsiasi altra problematica. La sua comunicazione si basa soprattutto sui problemi “locali”, come per esempio la criminalità in certi  quartieri o zone del Paese, distogliendo l’attenzione da problemi globali come quello climatico o quello bellico. La sua capacità sta nel riportare i propri contenuti solo nei riguardi dei confini nazionali e l’elettore medio, preso dal suo sentimento “patriottico”, sarà portato a votare un politico che promette la sicurezza dei confini nazionali invece che qualcuno che vuole affrontare il problema climatico, nonostante si tratti di un tema cruciale per la  sopravvivenza stessa della specie.

Questi meccanismi Salvini li conosce e li sfrutta appieno.

Altra carta che gioca è  mostrarsi, agli occhi del pubblico, un “decisionista” cioè uno che arriva , decide, sistema. Uno che non ha paura di confrontarsi, che dice le cose come stanno senza girarci troppo intorno, in maniera semplice e comprensibile a tutti e senza entrare troppo nello specifico delle questioni di cui pretende di parlare.

Altro aspetto è data dalla sua leadership: non si mostra austero come Putin o malizioso come Berlusconi, ma si presenta come una persona “seria” che sappia allo stesso tempo sdrammatizzare facendosi apprezzare dal suo pubblico.

Altra peculiarità è utilizzare una comunicazione “estrema”, molto simile a quella adottata da Trump, cioè attraverso slogan e frasi forti e provocatorie a cui i mass media non possono rinunciare, indipendentemente dal ruolo che ricopre, perché fanno notizia, portano share, visualizzazioni, permettendo a programmi televisivi e testate giornalistiche di monetizzare: in questo modo anche chi non è suo elettore si ritrova costantemente di fronte al messaggio di Salvini. Torniamo nel mondo del cinema per trovare un’analogia con questo aspetto. Ricordate il film The Wolf of Wall Street? Bene, il film non vuole fare un elogio al personaggio interpretato da Di Caprio ma paradossalmente, grazie alla visibilità ricevuta tramite questa pellicola, il vero lupo di Wall Street tiene workshop, seminari, corsi di formazione sulla vendita e fattura un sacco di soldi. Della serie: non esiste buona o cattiva pubblicità l’importante e che parlino di te.

Ultima caratteristica che si può evincere dal suo modo di comunicare è la sua capacità di fare delle interviste-comizi senza contraddittorio, anche nel caso stia effettivamente partecipando ad un dibattito.

Durante i dibattiti Salvini, se il contenuto dell’argomento non va bene (perché magari non è ferrato sull’argomento e non vuole darlo a vedere), cercare di alzare il livello dello scontro per nascondere le proprie lacune.

Inizia, per esempio, a sbuffare mentre l’altro parla, o a incalzare l’interlocutore con domande retoriche come “e gli italiani?” o con un frasi vittimistiche del tipo “Ah ora è colpa della Lega?” oppure “Chissà perché è sempre colpa della lega?”. Questo aspetto, se vogliamo, chiude il cerchio sulle sue competenze comunicative che ad oggi lo rendono un personaggio difficile da mettere in fuorigioco.

Francesco Santoro

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