trenta giorni a casa mia

Mi sveglio, mi stiracchio, sbadiglio e si alza il sipario.
Inizia lo spettacolo.
Si intitola “Trenta giorni a casa mia”.
Videolezione dopo il caffè, doccetta.

Una chiacchiera con mia nonna: Imparo i nomi dei personaggi de “Il paradiso delle signore” e la storia di una sua vecchia amica, Maria Rosa, che non può visitare il marito in casa protetta.
Leggo tre pagine per tenere allenata almeno la mente: “El amor en los tiempos del cólera”, per rimanere in tema.
Pranzo. Con calma dopo tempo.
Rimetto le cuffie e mi sdraio. Una puntata di “How I met your mother”. Sento le amiche.
Caffè delle 3, il secondo della giornata.
Lezione di nuovo.
Creo una playlist condivisa perché tanto siamo tutti qui sulla stessa barca, che almeno ci sia una buona colonna sonora. Sia mai che si tratti dell’inizio di qualche frivola conoscenza telematica. Sia mai che questa si trasformi in risate, strette di mano e abbracci dopo la fine della quarantena.
Passano i giorni, ma la routine è invariata.
Mi alzo, mi stiracchio e sbadiglio. Ricominciamo da capo.
C’è un silenzio inquietante in casa e fuori.
Viene interrotto da una telefonata.
Percepisco tensione nell’aria. È mia zia, anzi, prozia Gabriella. Chiama da Roma con una brutta notizia. Gira voce che una cara amica di famiglia non ci sia più. Non ne abbiamo certezza per alcuni giorni e poi questa arriva, maledetta.
Senza poterla abbracciare consolo mia nonna.  Una distanza che brucia da morire per quanto minuscola possa sembrare.
Si accende la TV per il telegiornale della sera. È sempre un groppo alla gola.
Saluto mia mamma e mia nonna, “buonanotte, a domani”.
Mi metto nel letto, scrivo due righe sul mio quadernino e racconto quello che sto scrivendo qui.
Poso tutto, imposto tre sveglie che già so non serviranno a niente e mi addormento.
Il giorno dopo: mi sveglio, mi stiracchio e sbadiglio.
Una nuova giornata, la replica di quella precedente. 
Lo show sembra avere avuto molto successo, ci sono già state più di trenta soirée.
Nessuno può sapere quante ancora ne verranno.

 

Leila Zouinou

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