Tutta questione di coincidenze ?

Vi è mai capitato di comprare un nuovo paio di scarpe e poi vederle ovunque?

Ma proprio la stessa marca, lo stesso modello. Magari ve ne stupite, iniziando a pensare che l’universo abbia convogliato le sue forze per far sì che tutti copiassero le vostre scarpe, e sentite la vocina di Adam Kadmon sussurrarvi nell’orecchio: “Coincidenze? Io non credo”.

Sono davvero coincidenze? … Ebbene sì, o meglio: a seconda del nostro modo di interpretare i fatti, le possiamo considerare tali o meno.

Sicuramente la stessa quantità di scarpe sarebbe stata presente anche qualora voi non aveste acquistato quello stesso modello: ma ora che lo possedete anche voi, la vostra attenzione “seleziona” quel determinato oggetto in particolare, e la probabilità di trovare quest’ultimo vi sembra maggiore. Questa skill della nostra mente si chiama “Attenzione selettiva” e ci permette appunto di focalizzarci maggiormente sugli aspetti che ci interessano, per una questione di praticità: è molto più semplice concentrarsi su pochi elementi alla volta, quelli che per noi sono più rilevanti rispetto ad altri, piuttosto che cercare di farlo con più elementi assieme.

Tuttavia questo non significa che tali elementi siano i più importanti in maniera oggettiva e assoluta.

Il fatto di porre un focus maggiore su certe variabili rende la nostra valutazione della realtà dei fatti puramente soggettiva e limitata.

Questa considerazione ci porta ad un dilemma ricorrente riguardo il modo in cui gli individui valutano la probabilità: spesso la percezione di quest’ultima non rispecchia le valutazioni tecniche, ma una pluralità di fattori psicologici, etici e culturali. Tutte le volte che cerchiamo di valutare la probabilità di accadimento di un evento, niente sembra seguire le logiche della razionalità e dei dati statistici.

Come valutiamo la probabilità?

Innanzitutto è necessario fare una premessa: spesso per dire, ad esempio, “è probabile che piova” si utilizza il termine “sensazione” (ho la sensazione che ecc…).

Ma il concetto di “sensazione” non va confuso con quello di “percezione”. La prima è un’impressione immediata, in cui gli stimoli esterni lasciano una “prima impronta”. La seconda, invece, è il processo attivo che li rielabora.

Ciò che ci fa cadere in errore infatti, non è la nostra sensazione, ma sono i cosiddetti “bias cognitivi”, che Wikipedia definisce “giudizi (o pregiudizi) che non corrispondono necessariamente alla realtà, sviluppati sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente connesse tra loro e che portano dunque ad un errore di valutazione o mancanza di oggettività di giudizio“.

In sintesi dunque:

  1. Le nostre opinioni, giudizi, valori, rappresentano dunque un punto di riferimento, un dato iniziale, detto “ancora”, che influenza in modo significativo le nostre stime dei valori:

È infatti in base ad esso che “aggiustiamo” le informazioni esterne. Il nostro atteggiamento è di tipo conservatore: facciamo fatica a fornire risposte molto distanti dai nostri valori, credenze e conoscenze. Anche perché il nostro cervello non è un’enciclopedia che trabocca conoscenza: non siamo in grado di conoscere e confrontare tutti gli elementi del reale, motivo per cui…

  1. valutiamo la probabilità attraverso il grado di similarità tra gli eventi

Un evento ci sembra tanto più frequenteo tanto più probabile quanto più è facile per noi riuscire a ricordare specifici esempio associazioni legate a quel determinato evento. Facendo, ad esempio, un confronto tra evento presente-eventi passati.

  1. Non valutiamo gli accadimenti come eventi singoli, ma li consideriamo connessitra loro, ovvero:

Avete presente i test a scelta multipla? Ci sono sempre quelle risposte che non sappiamo e quindi mettiamo “a caso”. Ma le risposte, secondo noi, non possono essere tutte A, quindi è probabile che la sequenza sia A, B, C, A. Ma il nostro nemico “caso” distribuisce le lettere successive non curandosi delle prime: ogni elemento è a sé stante, indipendente dagli altri (questo non vale sempre, ovviamente, ma per questa categoria di esempi).

Preso atto di tutto questo, ritorniamo alla domanda iniziale: è davvero tutta questione di coincidenze?

La mia risposta è… Tu, cosa ne pensi?

 

Dalila Froni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *