Libertà…vana ricerca!

È buffo pensare con quanta tenacia ci aggrappiamo ancora, disperatamente, a stampelle senza le quali mai potremmo camminare tra mura di convinzioni e stanze di certezze, appoggiandoci quando stiamo lì per cedere al pilastro portante: la libertà. È soprattutto per questa d’altronde che abbiamo sempre lottato. Oggi con non molte esitazioni si dice dell’uomo che è libero. Libero di pensare, di parlare, di decidere del proprio destino… Evadendo dalla sfera della libertà costituzionalmente sancita e rivolgendo lo sguardo nel nostro “io”, sorge una domanda: ma l’uomo è davvero libero di essere libero?

O meglio, in una visione che poco ha a che fare con le restrizioni comunemente intese, l’uomo è libero di non essere libero? Muovendo cioè, dal presupposto secondo il quale si è liberi se si ha possibilità di scegliere, si intende voler dire che l’uomo non può non scegliere dal momento che anche la no scelta è una scelta. Da ciò potremmo allora facilmente concludere che l’uomo è costretto a scegliere, non gli è data altra possibilità. E questa è libertà? Estremizzando il discorso potremmo arrivare a dire che non siamo liberi nemmeno di nascere, condizione che il filosofo tedesco Karl Jasper definirebbe come situazione-limite.

E una volta “gettati” nel mondo siamo obbligati a perseguire sin da subito un ideale innato nell’uomo, il quale però, trattenuto dalle catene della terrestrità, potrà limitarsi solo ad aspirarlo, consapevole che il suo desiderare sarà votato a uno scacco esistenziale. Per quanto paradossale e doloroso dobbiamo allora ammettere che l’uomo è in prigione ed è “condannato” alla libertà, citando le parole del filosofo francese Albert Camus.

In questa labirintica vita, in cui sembra affannosamente correre alla ricerca di una possibile uscita, l’illuso non può che sbattere ripetutamente contro le mura, bendato dai suoi stessi autoinganni. Solo chi acquisisce consapevolezza dell’angosciosa condizione in cui l’uomo sembra quasi destinato per l’eternità, può allora affrontare questa lotta impari con l’amaro sorriso di chi è rinsavito.

 

Alessandra Esposito

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