Non vi presento Tommaso Venturelli

-Cosa ti ha spinto ad iniziare questo percorso?

Per me è stato un modo di esprimere ciò che provo, ciò che sento. Prima facevo molto sport, ho fatto sia calcio che basket. Secondo me anche lo sport è arte, quando fatto con passione, mettendoci amore. Mentre giocavo a basket, in un passaggio, in un tiro potevo esprimere me stesso. Questo processo si è concluso, ho espresso tutto quello che potevo e da qualche anno ho avuto bisogno di un nuovo mezzo. In questa mia attuale espressione posso parlare senza filtri. Ciò che faccio mi aiuta ad esprimere le idee, a scoprire i miei pensieri. A volte si ha paura di farlo perché si scopre ciò che si è e ciò che non si è. È stato questo che mi ha portato ad iniziare, potrei chiamarlo un istinto, una pulsione. Il motivo è ricercarsi, comprendersi, mandare un messaggio. A me piace parlare con la gente, sono sempre stato deriso, non preso in giro o bullizzato ma fin da bambino mi dicevano che chiedevo troppo, che facevo domande personali che non dovevo fare. Io quelle cose le chiedevo genuinamente e infatti la gente mi rispondeva, la cosa che mi muoveva era la curiosità.


-Cos’hai scoperto di te, nelle prime fasi di ricerca?

Ho iniziato a dare importanza alle cose che mi circondano: amicizia, amore, famiglia. Ho iniziato a cercare le albe. Soprattutto in estate, quando sono al mare, cerco di alzarmi presto per guardare l’alba. Ogni alba è diversa, ogni alba ti comunica qualcosa, è il momento di massima potenzialità. Mi ha permesso di accrescere la mia sensibilità e di esprimerla nei testi.


-Perché hai scelto questa forma d’arte, invece di altre?

Gli esseri umani sono buoni osservatori, nella natura c’è già musica, uno deve essere in grado di coglierla in ciò che vede e sente. Ho scelto la musica e non forme come la poesia o la pittura perché riesco a cogliere questa parte da ciò che mi circonda. Sono cresciuto in un quartiere di case popolari, quindi ero spesso a contatto con storie difficili, alcuni miei vicini sono ex carcerati, io sono cresciuto giocando con i loro figli. Ho iniziato a voler trasmettere queste esperienze, anche sotto forma di altre storie, conservando i sentimenti che c’erano dietro. In queste vicende difficili, spesso di forte tristezza, riuscivo a vedere gli aspetti positivi, perché quegli aspetti giocavano con me tutti i pomeriggi. Io ho bisogno della musica e a volte mi piace pensare che la musica abbia bisogno di me, in un qualche modo.


-Cosa ti piace fare?

A me piace aiutare le persone, perché così riesco ad aiutare me stesso. Per me è la forma egoistica più bella del mondo. Quando mi sollevano la questione che faccio volontariato per mettermi a posto con la coscienza, rispondo che può essere, lo faccio anche per questo. Per me è un buon egoismo perché non si tratta di disprezzare o togliere qualcosa a qualcuno, ma dare. Mi piace discutere e confrontarmi, anche in maniera accesa. A me piace mettere in discussione le mie idee ma anche quelle degli altri, e facendo questo si arriva per giocoforza a discutere, ma così si cresce. Dalla distruzione di un pensiero o un ragionamento può nascere un prodotto migliore, evoluto.
Io spero che alla gente piacciano i miei sogni, in modo che chi mi ascolta possa sviluppare a sua volta sogni propri. L’arte crea arte.


-Quali sono adesso i pensieri della gente, le loro idee su argomenti come amicizia, famiglia, prendiamo come esempio l’amore. Ho notato che nelle canzoni di adesso se ne parla con malinconia, sei d’accordo?

Penso che l’arte si manifesti meglio nella mancanza. Io scrivo quando non sono felice. La mia poi è una tristezza diversa da come può essere intesa, è sempre legata alla fiducia che le cose migliorino. “Margherita”, parla di una ragazza adottata che cerca i suoi genitori. Alla fine, lei trova la verità e addirittura raggiunge il suo sogno di diventare scrittrice. Questa è una cosa che mi piace molto. Nonostante tu sia circondato da difficoltà, puoi avere un fondo di speranza che ti consenta di continuare a combattere per i problemi che hai davanti. Tu mi dicevi che la musica è più malinconica, ti posso dire che è sempre stato così. Adesso ce ne accorgiamo di più perché sono nate forme, come il rap, crude e dirette. Se prima per rendere la sofferenza si usava una metafora o qualcosa di astratto, adesso è cambiato il metodo di comunicazione. I veri artisti, coloro che lo fanno per necessità, hanno sempre la speranza o il timore che qualcosa cambi, altrimenti non canterebbero di quell’argomento. In una grande canzone di Biagio Antonacci “E se fosse per sempre” nel parlare del suo amore per una ragazza viene espressa una speranza, una cosa ipotetica.


-Come unisci il materiale al mezzo con cui lo comunichi? Come crei i tuoi pezzi?

La regola più importante è che non ci sono regole, questo permette di essere libero, che è una cosa imprescindibile dall’arte. Di solito parto da una melodia e mi accompagno con la chitarra o il piano, poi inizio a canticchiare, in un fenomeno di “traduzione” dei miei sentimenti, è un impatto. Credo che questo sia il giusto compromesso per l’arte, farla per necessità, quando è il momento, altrimenti diventerebbe un lavoro. Anche questo è accettabile, tutti dobbiamo trovare un modo per vivere, ma spero che la gente si accorga della differenza tra un pezzo d’arte fatto in modo autentico e uno fatto per lavoro. A volte parto da una poesia, qualcosa che ho visto, colori. 

-Mi dicevi che recentemente ponevi una domanda un po’ destabilizzante:” Qual è il tuo sogno?”. Molti facevano fatica a risponderti, dandoti una risposta superficiale. Perché secondo te era così problematico ricevere una domanda simile, nelle tue canzoni cerchi di spronare la gente a porsi di queste domande, ad avere il coraggio di chiedersi:” Qual è il mio sogno, cosa voglio creare?”.

Bisogna domandarsi se oggi sia più difficile sognare o realizzare il proprio sogno. Per me è facile sognare, lo faccio continuamente. Forse oggi la gente non sogna perché è così difficile da poter realizzare che non ci si pone nemmeno il problema. Ci si ferma prima, ci si accontenta e qui cito Roberto Mercadini: “Le persone sono contente ma non sono felici”. A fermarsi nella propria area di comfort si sta bene ma non si crea nulla. Le persone che hanno sogni sono quelle con cui sto meglio, con cui riesco a bere un caffè, poi tramite l’empatia sto anche con chi il proprio sogno l’ha imprigionato e cerco di liberarlo, cerco di creare insieme a lui delle emozioni che gli possano far muovere qualcosa.
-Hai detto che la gente si ferma nella propria area di comfort. Credo che avere un sogno significhi essere presente ad una forte instabilità, sia perché non lo si capisce completamente sia perché si deve lottare per esso.

Pensi che la gente faccia fatica ad avere sogni perché è alla ricerca di un minor rischio?

Parto dal fatto che avere un sogno significa sapersi ascoltare. Saperne cambiare degli aspetti in corso d’opera, lasciarsi influenzare da ciò che si vede, si vive. A volte ci spaventa il fatto che il sogno che stiamo raggiungendo non è il sogno che volevamo, per questo è importante ascoltarsi e non avere paura di riaggiustare la propria direzione. Riguardo alla stabilità penso sia vero, la nostra società ci consiglia una vita stabile. Penso che la sicurezza sia molto importante per chi ne senta il bisogno ma non deve essere l’unica alternativa. A tal proposito mi sembra azzeccato ricordare un esperimento che fecero con un gruppo di scimmie. Venne collegato il loro rifornimento di banane alla rete elettrica. Ogni volta che una scimmia si avvicinava alla banana prendeva la scossa, così hanno smesso di cibarsene. Le generazioni sono andate avanti finché si è arrivati ad esseri che non percepivano il bisogno del frutto. I primi genitori l’avevano vissuto sulla loro pelle ma per gli altri non era stato così. A volte viviamo secondo pregiudizi che possono essere sbagliati, magari non fanno per noi. Alcune persone non sognano ma non sanno nemmeno il perché. Per questo dico di mettere in discussione tutto, ma di farlo con amore. Sembra una banalità ma la parola amore racchiude così tanti significati, potrei dire con rispetto, lungimiranza, passione, dicendoti amore le racchiudo tutte.


-Prima di presentarti come artista, per quello che hai fatto, c’è qualcosa di personale che non è stato detto e vorresti dirci, per farci capire meglio il tuo ideale, il tuo obiettivo?

Mi piacerebbe spiegare il concetto di arte che ho. Io vorrei rendere la musica un mezzo, lo è già non sto inventando nulla, ma molto spesso abbiamo dei mezzi che non sappiamo utilizzare al meglio. Io intendo aggregare le persone attraverso la musica per un obiettivo che è la felicità e il benessere di tutti. So che può sembrare stupido ed esagerato, ma è il mio obiettivo e lo devo dire.
Un’altra cosa secondo me molto importante è questa: l’accettazione del fallimento. Ho raggiunto un vertice circa due anni fa che mi ha portato ad aprire il concerto di Jovanotti a Milano. Questo aveva aperto porte che non si sono rivelate giuste per me. Anch’io poi ero incerto e impaurito di non essere all’altezza. Non volevo diventare un prodotto, anche se naturalmente lo diventi perché se fai musica la devi vendere in un qualche modo. Non avere i fondi per autoprodurti, pubblicizzarti ti porta a fare compromessi con la gente, e io non volevo diventare un cattivo prodotto, essere costretto a fare una musica che non fosse la mia. Penso anche che non fossi pronto per saper fare uso di quello che mi si era disposto davanti. Per tutti questi motivi posso dire di aver fallito, il fallimento è una cosa molto difficile da accettare. Vorrei che fosse chiaro che avere un sogno ti porta a dover fare conoscenza dei tuoi limiti, qui poi si vede se uno è in grado o no di proseguire, senza bloccarsi. Bisogna evitare di irrigidirsi dalla paura di non farcela, a volte succede che hai le opportunità giuste ma hai troppa paura di fallire, allora rimandi, aspetti, cambi idea e inevitabilmente perdi. Se hai un sogno devi essere pronto a fallire numerose volte, solo così si possono raggiungere le qualità necessarie e la maturità richiesta per raggiungerlo, devi credere che qualcosa di bello possa accadere. Sicuramente adesso sono più preparato a fallire e quindi pronto a far uscire la mia nuova musica, a farla ascoltare.


-È interessante che come artista emergente parli del tuo fallimento. Togli quell’aria fiabesca propria del sogno. Avere un obiettivo così alto porta a sbattere contro muri molto duri, a soffrire parecchio. 

-Arriviamo alla tua presentazione. Tommaso Venturelli, cantautore. Che percorso hai fatto e soprattutto quali sono i progetti su cui stai lavorando?

Ho iniziato facendo un lavoro con Deposito Zero Studios, la mia etichetta a Forlì. Il percorso è continuato grazie a Red Ronnie e Fiat Music che mi hanno permesso di fare concerti a Torino, ad aprire il concerto di Alessio Bernabei, a suonare con Umberto Tozzi e Ruggeri al teatro Ariston. Tutto questo mi ha permesso di aprire il concerto di uno dei miei cantanti preferiti, Lorenzo Jovanotti, al forum Assago di Milano. In questo ultimo periodo stavo registrando le canzoni che poi avrei dovuto far uscire, ma la nuova situazione di emergenza ha fatto sì che le date previste fossero rimandate ad un periodo da definire. Spero che grazie all’impegno di tutti l’uscita dei pezzi si verificherà entro ottobre. Nelle mie canzoni troverete la semplicità, che bisogna discostare dalla banalità. Una cosa semplice è un prodotto dell’essere te stesso, la semplicità mi affascina. Non vedo l’ora di provocare chi mi ascolta con domande attuali.


-Se qualcuno volesse cercarti dove ti può trovare?

I canali dove si può trovare la mia musica sono Spotify, Facebook e Youtube come Tommaso Venturelli, Instagram come Tommaso Venturelli Music, nei quali troverete le 3 canzoni uscite circa due anni fa. Credo che le canzoni che usciranno siano più interessanti perché c’è dietro una maturità e un lavoro importante, penso abbiano il fascino del momento presente.
-Meraviglioso, in quest’intervista sono volontariamente partito dalla tua personalità, cercando di tenere per ultimo ciò che fai. Facendo così spero che il lettore possa capire più chiaramente il sogno di Tommaso Venturelli e possa tramite le sue parole vedere più chiaramente ciò che lo muove. Vi invito tutti a destabilizzarvi con le sue canzoni!

 

 

Daniele Borsari

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