Meditazioni sulla Sessione Invernale

Non è detto che la trattazione di qualcosa di così ordinario come la vita da studente, non possa essere almeno un po’ sentimentale. Ci penso è proprio in questa ordinarietà tumultuosa che spesso mi sono sentito un numero di matricola a cinque cifre, dimenticando di avere un valore intrinseco non numerabile, e come me, con me, molti altri. C’è poi in questo ordinario disordine di appunti sparsi e passaggi matematici reiterati, la lontananza da casa, che in molti soffrono e affrontano con i propri sistemi. C’è a chi basta ricevere con lassi di tempo più o meno diversi un pacco pieno di cose di cui, si potrebbe fare a meno, ma che invece no.

C’è chi prova a ricostruire le abitudini che cominciano con il caffè caldo al bar sotto casa, sfogliando il giornale, e che finiscono con l’aperitivo tutti insieme. Fuori-sede o meno, bisogna ammettere che in questi alti e bassi che si spera portino alla personale realizzazione, stiamo vivendo il nostro tempo migliore. C’è chi questo percorso lo affronta da solo o in compagnia, e chi da questo apprende più di quanto ogni singolo esame possa insegnare. Alcuni valori, alcuni dettagli non arrotondabili né per difetto, né per eccesso, che proprio non possono essere numerati in cinque cifre.

Ognuno con i propri rituali, dai più comprensibili ai più disparati, per sentirsi meno disperati, In vista di una sessione d’esame o prima di premere “invia” dopo aver riletto quella mail da inviare, almeno tre o quattro volte. Un percorso di crescita dunque, ma tuttavia un percorso fatto anche di rinunce e di sacrifici che spesso sentiamo non ci vengano riconosciuti appieno. In mezzo a tutti questi “lo do al prossimo appello”, “non ce la posso fare” e affini mi andava di ricordare a me stesso e a tutti noi, che i nostri numeri di matricola tutto questo non lo esplicano appieno.

In questi anni sono rimasto Nicola e alla fine di tutto questo riduttivo scritto mezzo sentimentale, con la musica che la radio passa nei miei auricolari, sento di augurarci buona fortuna, perché in fondo un po’ ce la meritiamo. Credo che in fondo, agli amici che questa dolce e amara città ci ha offerto, alle opportunità colte o meno, a tutte le esperienze che abbiamo vissuto, mischiando i nostri numeri e i nostri percorsi, Vada un doveroso “grazie”.

 

 

 

Nicola Quaglietta

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