Turchia, piccolo viaggio in una quotidianità “Altra”

Quando qualche settimana fa mi sono ritrovato a scegliere la questione Curda come argomento di questo articolo mi ero immaginato un risultato molto diverso. Avevo pensato ad una breve cronistoria della Guerra Civile in Siria, un piccolo resoconto delle rivendicazioni storiche, culturali e sociali del Curdi Siriani e Turchi e, perché no, qualche coordinata ideologica per quanto riguarda il Confederalismo Democratico di Abdullah Öcalan, leader del PKK[1].

Questo mio primo piano è stato stravolto da una conversazione, una conversazione che ho avuto con Chiara. Ora, dovete sapere alcune cose su di lei: Chiara abita in Turchia con la sua famiglia, ha un padre Curdo ed una madre Turca; Chiara, per la precisione è di Istanbul, e durante le elezioni amministrative ha votato il candidato del partito d’opposizione CHP[2] Imamoglu; Chiara era un po’ preoccupata a raccontarmi ciò che sa e ciò che pensa della Turchia, tanto che mi ha chiesto di non nominarla nell’articolo. Chiara, infatti, non è il suo vero nome.

Troppo per un pezzo su un giornalino universitario? Probabilmente, ma la sua preoccupazione nonostante la distanza e la nostra diffusione evidentemente ridotta dà un’idea di cosa significhi vivere in Turchia in un momento in cui sono all’ordine del giorno  arresti a danno di critici della guerra nel Rojava, giornalisti e addirittura sindaci Curdi.

Visto tutto questo, ho deciso di abbandonare il progetto originale per proporvi la nostra conversazione. Chiaramente non pretende di fornire una panoramica esauriente sulla questione Turco-Curda, nè tantomeno di raccontare “la Verità” su eventi complessi come quelli del medio-oriente. Quello che ho trovato utile e al contempo meravigliosamente onesto è stato il profilo di una realtà vissuta giorno dopo giorno sulla propria pelle, un’altra “quotidianità” che qui in Italia è impensabile (anche se non impossibile).

Ecco a voi la traduzione integrale di ciò che ci siamo detti:

C: Allora, prima di rispondere alle tue domande avrei qualcosa da chiederti: devi sapere che questo è un problema abbastanza sentito nel nostro paese, e molti hanno opinioni contrastanti a riguardo. Se tu supporti o meno una determinata posizione e fai determinati commenti sull’argomento puoi rischiare addirittura il carcere.

Dovresti sapere anche che i giornalisti non possono pubblicare articoli ne commentari sui giornali ed in tv riguardo quello che sta succedendo, ma ti voglio veramente aiutare perchè penso che queste cose debbano essere conosciute anche all’estero. Perciò ti chiederei di non inserire il mio cognome, per sicurezza.

R: Non ti preoccupare, posso anche cambiare il tuo nome se ti può far sentire più sicura. Ma ti posso assicurare che non siamo famosi, e abbiamo una tiratura limitata alla sola nostra università.

C: Sì sì, immaginavo, ma ho pensato che spiegandoti questo saresti riuscito anche a comprendere meglio la nostra situazione.

R: Va benissimo, capisco. Allora, parlami un po’ di te.

C: Mi chiamo [Chiara] e ho 19 anni, sto studiando all’Università del Bosforo “Lingue e Letteratura Occidentali”. Sono nata e cresciuta ad Istanbul, ma mio padre è di Diyarbakir, una città nel sud-est dell’Anatolia. Quel ramo della mia famiglia è di etnia Curda.

R: Qual è la situazione politica in Turchia e cosa ne pensate in famiglia?

C: Nonostante in Turchia Erdogan abbia moltissimi sostenitori che credono ciecamente in qualsiasi cosa lui dica e malgrado conosca un sacco di persone (sia parenti che amici) che invece lo sostengono e sono d’accordo con il suo operato, Io e la mia famiglia non abbiamo mai supportato Erdogan nè le politiche dell’AKP[3].

Alle scorse elezioni [di Istanbul ndr] ho votato per Imamoglu, candidato con il CHP. Lui è stata la seconda persona capace di darci una speranza di cambiamento, dopo Muharrem Ince [candidato del CHP alle presidenziali 2028]. Ince non è riuscito a vincere allora, ma Imamoglu ha unito le persone senza fare distinzioni di etnia o di opinioni politiche, e per questo è riuscito a strappare Istanbul all’AKP.

R: Cosa ne pensano i Turchi della questione Curda?

C: Come ho detto prima i Turchi hanno opinioni molto diverse tra loro sulla questione Curda, tanto che anche i miei genitori non sono d’accordo sull’argomento. Secondo me dovrebbe essere diritto dei Curdi poter avere una cultura propria e dovrebbero poter parlare la loro lingua[4], ma il fatto che vivano in Turchia a fianco dei Turchi significa anche che dovrebbero in qualche modo adattarsi alla nostra società. Io in particolare so, grazie alla parte Curda della mia famiglia, che non puoi etichettare un’intera etnia in base a cosa ti viene mostrato dai media. […] Nonostante questo io ho delle opinioni abbastanza contrastanti perché metà dei miei parenti sono Curdi, mentre l’altra metà è Turca; per questo sono cresciuta a contatto di una combinazione delle due culture, e ho preso l’abitudine di non discutere certi argomenti politici.

Se vuoi però potrei chiedere a mio padre e a mio zio una loro opinione, dato che sono entrambi interessati all’argomento.

R: Grazie, mi farebbe davvero piacere!

C: Ho chiesto e la questione è sostanzialmente questa: i Curdi ed i Turchi si possono sposare tra di loro e mettere su famiglia insieme, per questo la nostra non è una società “dell’Apartheid”. Gli abitanti della Turchia di solito vivono abbastanza in armonia tra di loro, è infatti più una questione politica che sociale, ed il modo in cui i Curdi sono rappresentati dai media è una grande parte del problema.

R: Ok, quindi la domanda ora è: come sono rappresentati i Curdi dai media Turchi?

C: La televisione e i giornali li dipingono tutti come terroristi, esattamente come in occidente avviene nei confronti dei musulmani. Sai, è come quando chi vede un musulmano pensa subito che si tratti di un Jihadista; nei media Turchi fanno la stessa cosa, ma contro il popolo Curdo. Inoltre sui mezzi d’informazione è in corso anche una campagna di diffamazione nei confronti del CHP, che è il partito più votato a Diyarbakir e nella zona Curda dell’Anatolia, perché sono accusati di avere contatti con i terroristi del PKK.

R: Hai detto che crescendo hai imparato a non parlare della questione Curda in famiglia. Perchè se, come mi hai detto, non si tratta di un problema sociale?

C: È perché tutti hanno opinioni diverse sull’argomento. Quando guardo le persone intorno a me, amici e famigliari, so che alcuni supportano i Curdi e altri no. Non mi piace discutere di politica con le persone cui sono vicina perché questo potrebbe cambiare la loro opinione su di me e viceversa. Non che le opinioni politiche determinino se qualcuno sia una brava persona o meno, ma non voglio iniziare una discussione con un membro della famiglia più anziano di me. Non solo sull’argomento “Curdi”, ma in generale.

R: Quindi è più un tuo modo di approcciarti alla politica?

C: Esatto, come ho detto all’inizio questi sono argomenti sensibili nel mio paese, per questo preferisco tenermi fuori da queste discussioni.

R: Chiara non sai quanto ti sia grato per la mano che mi hai dato, grazie mille davvero!

C: Di niente, è stato un piacere.

 

Riccardo Martino

 

Note

[1] Partito dei Lavoratori del Kurdistan, organizzazione di ispirazione Marxista ma che trova una sua indipendenza dal Marxismo nel pensiero di Öcalan. Opera nella Turchia del sud-est, zona a maggioranza curda, e nel nord dell’Iraq.

[2] Partito Popolare Repubblicano, di centrosinistra, è il partito più antico della politica Turca e si ispira al Kemalismo, il pensiero del fondatore dello Stato Turco Kemal Atatürk.

[3] Partito della Giustizia e dello Sviluppo, fondato nel 2001 da Recep Tayyip Erdoğan è un partito di destra ispirato inizialmente alle “Democrazie Cristiane” europee, ma chiaramente in chiave Islamica. Esprime attualmente il Presidente della Repubblica e, quindi, il governo.

[4] Numerosi sono stati e sono i tentativi di “turchizzare” la popolazione Curda dell’Anatolia, partendo dal vietare nelle scuole l’insegnamento del Curdo, fino all’uso dell’espressione “Turchi di montagna” per indicare i Curdi; nel tentativo di privarli di una legittimità nelle loro rivendicazioni culturali e territoriali.

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