GIORNATA DELLA MEMORIA E DELL’IMPEGNO IN RICORDO DELLE VITTIME INNOCENTI DELLE MAFIE

 

 

Il 21 marzo può sembrare una data qualunque. Un qualsiasi giorno del calendario, forse ricordato solo per l’inizio della primavera o per la nascita della poetessa Alda Merini. Ma questa data è significativa sotto un altro aspetto: quello del ricordo e della legalità. Non è un caso, infatti, che il 21 marzo sia stato scelto per ricordare le vittime innocenti delle mafie. L’inizio della primavera viene associato alla speranza e alla rinascita, valori che questo evento vuole trasmettere.

Come nasce la giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie? Nasce dalla sofferenza di una madre.

La signora Carmela aveva un figlio, Antonino Montinaro, caposcorta di Giovanni Falcone, morto nella strage di Capaci. Nessuno pronunciava mai il nome del figlio durante le commemorazioni e la signora Carmela ne soffriva. Perché? Il figlio era morto proprio come gli altri e veniva negato il diritto della vittima di essere ricordata.

Da quel dolore e da quelle parole così sofferte, si dà vita ad una giornata bellissima. Ogni anno “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, organizza un evento destinato a scuotere le anime dei partecipanti.

Libera, nata nel 1995, si pone l’obbiettivo di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie, promuovendo legalità e giustizia. Il presidente è Don Luigi Ciotti. È presente su tutto il territorio italiano in 20 coordinamenti regionali, 82 provinciali e 278 presidi locali. Sono 80 poi, le organizzazioni internazionali aderenti al network di Libera Internazionale, in 35 Paesi d’Europa, Africa e America Latina. Da anni combatte numerosi battaglie sociali come ad esempio la L. 109/96 – Disposizione in materia di gestione e destinazione di beni sequestrati e confiscati, promossa da Libera con la raccolta di più di un milione di firme.

La prima edizione della “Giornata della memoria e dell’impegno” si ebbe nel 1996, a Roma. Da quel momento in poi, si celebra ogni anno in una città diversa: Niscemi (CL), Reggio Calabria, Modena, Genova, Foggia, sono solo alcune di queste.

Culmine dell’iniziativa è la lettura di un elenco infinito di nomi. L’idea di questo elenco è stata suggerita da un’altra madre, Saveria Antiochia. Il figlio Roberto, poliziotto, morì nel 1985 cercando di fare scudo con il suo corpo per proteggere il Vice Questore Cassarà, sceso dall’auto per raggiungere il portone di casa.

L’elenco contiene i nomi di circa 987 persone, dal 1879 fino ai nostri giorni. Purtroppo sono ancora tante le storie che non conosciamo e i nomi non ancora inseriti.

Quest’anno l’evento sarà celebrato per la prima volta nel Triveneto e vedrà Padova come piazza principale, ma sarà proposto contemporaneamente anche in migliaia di altre piazze non solo italiane, ma anche estere.

La scelta dei territori del Nord Est non è casuale, infatti regioni come Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia sono diventate protagoniste di casi di corruzione, riciclaggio e devasto ambientale. Tutti effetti, questi, dell’incontro delle organizzazioni mafiose con l’imprenditoria e la politica del luogo.

A pagare, però, le conseguenze di questo incontro, sono persone innocenti ma anche vasti territori e luoghi, completamenti distrutti. Il caso del Consorzio Venezia Nuova e la costruzione del Mose è un ottimo esempio.

Grazie all’indagine “Aemilia” della DDA di Bologna, è emersa con chiarezza la diffusione delle cosche della ‘ndrangheta in vaste aree del Veneto. Da allora si è iniziato ad utilizzare in modo più significativo lo strumento delle interdittive antimafia, in particolare a Verona e a Treviso, dove i provvedimenti dei nuovi prefetti, nominati nell’estate del 2015, hanno evidenziato presenze mafiose in diverse imprese.

Dopo ventidue anni, il 1° marzo 2017, con voto unanime alla Camera dei Deputati, è stata approvata la proposta di legge che istituisce e riconosce il 21 marzo quale “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie”

 

 

Martina Rando

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