L’ARTE DELLA SCENEGGIATURA: TRA UNIMORE, HITCHCOCK E WALT DISNEY

Intervista sul mondo del cinema a Giacomo Scarpelli

                              

 

Spesso da studenti ci chiediamo che cosa fanno i nostri docenti finita la lezione, anche loro d’altronde hanno storie e racconti che non scrivono nelle loro pagine personali di Unimore.

Abbiamo così deciso di intervistare Giacomo Scarpelli, docente di Filosofia presso il dipartimento di studi linguistici e culturali.

Il Professor Scarpelli, oltre ad essere un filosofo, è uno sceneggiatore e grande appassionato di Cinema. Ecco qui il risultato di questa chiacchierata.

 

Intanto la ringrazio per la disponibilità, partiamo subito con la prima domanda: ci può fare un confronto tra il cinema italiano di oggi e quello del passato?

 

Il cinema italiano ha delle crisi cicliche, quasi periodiche, ma possiamo dire che il periodo d’oro è stato il periodo dagli anni 60’ fino agli anni 80’.

La commedia italiana, a cui sono più vicino, una volta era più legata all’impegno civile e lanciava critiche alla società.

Il dramma umano ed esistenziale era assai legato alla commedia nel secondo dopoguerra.

Oggi non ci sono rapporti stretti tra gli autori, il cinema del noi si è andato a perdere a favore del soggettivismo.

 

Secondo lei Netflix è un bene o un male per il cinema?

 

In assoluto è un bene, ma occorrono delle garanzie. L’Italia come al solito è un paese che si fa succube e non ha legiferato in favore e in difesa del cinema, infatti i film di produzione di Netflix vanno direttamente On-Line.

in America invece i film sono obbligati a passare per le sale, infatti la stessa Netflix ha comprato catene di cinema per adeguarsi alle norme.

Detto questo Netflix fa dei bellissimi film, vi consiglio Roma che è stato premiato ai recenti Oscar.

 

Parliamo dell’Oscar, come ha vissuto la nomination per il Film “Il Postino”, diretto da Troisi, di cui lei ha scritto la sceneggiatura?

 

Nessuno se lo sarebbe aspettato, in Italia ebbe molto successo e fu premiato con un David di Donatello.

Naturalmente mi fece molto piacere essere nominato, ma non ci contavo di vincere anche perché l’Oscar per la miglior sceneggiatura difficilmente la danno ai film stranieri.

Decisi comunque di andare alla cerimonia, mentre mio padre in passato fu nominato ben 4 volte ma non ci andò mai.

Fu molto diverte partecipare alla cerimonia, Anthony Hopkins tra l’altro storpiò il mio nome tra l’ilarità del pubblico.

Diciamo che è un fregio di cui posso parlare e andarne fiero.

 

Piccola battuta: preferisce insegnare nel nostro dipartimento o vorrebbe dedicarsi solo al cinema magari ambendo ad un’altra nomination?

 

(Ridendo poderosamente) Certo che mi piace insegnare, mio padre mi ha sempre detto che per fare bene il cinema bisogna portare storie e altri elementi che non appartengono ad esso, chi si nutre solo di cinema ne fa il suo stesso male.

Il cinema non è la settima arte ma è la summa di tutte le arti quindi più si portano altri studi e altri ambiti della conoscenza più si riesce a produrre un cinema di alto livello.

Adesso per dire mi hanno “obbligato” a tenere un corso al master per scrivere storie per il cinema.

 

Che cosa consiglierebbe ad un giovane che vuole intraprendere questa strada?

 

Oggi non si può vivere di solo cinema, bisogna crearsi altri campi di interesse e trovare un’altra professione più remunerativa.

Chi vuole intraprendere la strada dello sceneggiatore prima di tutto deve saper raccontare.

Il racconto viene prima della sceneggiatura, solo allora si potrà diventare un buon sceneggiatore.

 

Ci vuole raccontare, per concludere, un aneddoto della sua carriera?

 

Nel 1965 mio padre Furio Scarpelli e il suo collega Agenore Incrocci furono chiamati da Hitchcock per produrre una sceneggiatura, ed ebbi l’occasione di conoscere lui e sua moglie.

Eravamo a cena dagli Hitchcock, e mentre lui mi spiegava come stava su il ponte Golden State utilizzando due forchette e un quarto di dollaro appoggiate sull’orlo di un bicchiere, si avvicinò un signore con un abito grigio perla, i baffetti e leggermente brillo: quel signore era Walt Disney.

Ovviamente ero emozionato e gli dissi che facevo parte del club di Topolino, lui fu molto gentile e ci ospitò due giorni Disneyland facendoci fare un giro turistico.

 

Alessio Dondi

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