My Bloody Mary

Le mestruazioni sono circondate da stigma e tabù, trattate come se fosse un argomento indirizzato solamente per il pubblico femminile e discusso secondo linee comporta-mentali sobrie, seriose e persino intime da non divulgare ampiamente in circostanze pubbliche aperte: i luoghi in cui si possono discutere, per azione intima, sono i consul-tori. Il Consultorio familiare (sottolineo il fatto che sia famigliare e non femminile) è rivolto alle donne, alle coppie e alle famiglie con servizi e consulenze relativi a: affettività e sessualità, maternità e paternità, gravidanza, allattamento, contraccezione, applicazione legge n. 194/78 (per l’interruzione volontaria di gravidanza), auto palpazioni del seno, visite ginecologiche, menopausa… sono luoghi appartati per ottenere un’informazione specifica e attendibile, in quando derivano da un soggetto specializzato e formato.
Ma è solamente in quei luoghi dove è presente un soggetto formato, oppure davanti ad un’amica di lunga data si può parlare di tali argomenti?
Perché consideriamo questo argomento come esclusivo di discussione sia nei luoghi, nei modi e nelle persone con cui parliamo? Perché non può essere un argomento di discussione autonoma, stroncata dalle categorie sessuali e dai pregiudizi del senso comune? Perché consideriamo invece l’infibulazione argomento da trattare e da discute-re, talvolta con anche illustrazioni audio-visive, con molta più facilità previa nessuna formazione culturale e tecnica alle spalle? Forse le uniche cose che “sappiamo” (e che sappiamo male per giunta!) che l’infibulazione viene fatta in Africa o forse nei paesi arabi, si comunque da qualche parte, non sicuro in occidente. Prima di tutto, questa facilità di discussione deriva da una valutazione del fenomeno come altamente giudicabile in quanto non appartiene ad una realtà quotidiana ed occidentale.
Queste sono forse molte delle domande che ci si può por-re davanti ad una discussione simile, il mio intento è quello di rendere trasparente non solo la discussione ma anche di amplificarla ad un pubblico più ampio. Ma è anche mio intento, quello di considerare questo argomento di discussione più serena, rispetto alla prospettiva del senso comune. E anche di promozione verso vie più innovative. Innovative. Esattamente.
Il senso di quest’articolo non è solo di natura sociale, filosofica e provocatoria, ma è soprattutto ambientale. Sappiamo tutti che le donne e le ragazze per attraversare il periodo delle mestruazioni usano gli assorbenti oppure i tamponi, e che ce ne sono di diversi tipi, marche e necessità. Il problema che sussiste sta nell’impatto ambientale che provocano questi prodotti dopo il loro utilizzo in quanto sono difficili da smaltire.
La Commissione Europea, scrive “Il Post”, ha eliminato per il momento i prodotti mestruali dalla bozza finale della lista di articoli che dovrebbero essere tassati a causa dell’impatto che hanno sull’ambiente. Questa nuova tassa, che la Commissione vorrebbe applicare nell’ambito di un piano molto ambizioso per la messa al bando di nume-rosi prodotti di plastica usa e getta, ricadrebbe infatti sul-le donne, che già in molti paesi dell’Unione Europea su questi prodotti di prima necessità pagano l’aliquota massima (Italia compresa).
Della questione del costo e della tassazione degli assorbenti si parla da diverso tempo, sia in Europa che in vari paesi del mondo: i movimenti femministi e altre associazioni si impegnano da tempo con proteste e varie proposte che hanno l’obiettivo di abolire la cosiddetta “tampon tax” e di ridurre la spesa delle donne. Il principio è che ovviamente le mestruazioni non sono una scelta, come non lo è il fatto di dover comprare degli assorbenti: applicare a questi prodotti l’aliquota massima è un paradosso.
In risposta a ciò, si presenta un “innovativo” prodotto per attraversare in modo ecologico, economico e comodo d’uso il periodo delle mestruazioni: le coppette mestruali, coppe mestruali o mooncup. Non è difficile capire perché le coppette mestruali non sono così famose e conosciute come i tamponi nonostante siano nate nello stesso periodo (negli anni 30). Le principali ragioni sono soprattutto sociali:
-Con la coppa mestruale è necessario avere una maggiore consapevolezza del proprio corpo rispetto agli assorbenti
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interni/esterni, e in passato non era ben visto il “toccare ed esplorare” per cui il consumo si frenò.
-Le coppette mestruali sono riutilizzabili, perciò si necessita di una sola coppetta rispetto ai prodotti usa e getta. Non c’è pertanto un forte interesse nel commercializzarla. Con la sensibilizzazione del commercio per l’ambiente e per il rispetto del proprio corpo c’è stato un nuovo impulso nel mercato.
Secondo l’UNICEF “In molte parti del mondo, Le donne e le ragazze che vivono in paesi in via di sviluppo, sono costrette ad utilizzare ciò che hanno a portata di mano, come corteccia, fango, giornale, panni, e anche pezzi di materasso, non permettendosi l’acquisto di assorbenti o tamponi . A volte, le donne cercano di scambiare sesso per soldi in modo di poter acquistare assorbenti e poter continuare ad andare a scuola o al lavoro durante il loro periodo. Le mestruazioni sono una barriera del tutto trascurata per lo sviluppo e hanno un impatto significativo sulla formazione, sul genere, l’uguaglianza e la dignità umana. Non molte persone ne parlano perché semplice-mente sono tabù.
Gli studi dimostrano che le ragazze perdono fino al 20% del loro tempo a scuola ogni anno perché hanno paura di macchiare i vestiti durante il loro periodo e quindi riman-gono a casa. Questa assenza fa sì che alcune abbandonino la scuola del tutto. La mancanza di prodotti sanitari costringe alle ragazze e le donne a usare soluzioni degra-danti che non assorbono bene e spesso creano gravi implicazioni per la salute sotto forma di infezioni e malattie. Mettere a disposizione prodotti usa e getta per le donne nei paesi in via di sviluppo comporta un grave problema ambientale, in quanto raramente vi è l’infrastruttura appropriata per gestire questo tipo di rifiuti, un tipo di rifiuto che manifesta ulteriori preoccupazioni per la salute. Vi è una generale mancanza di istruzione e di orientamento per quanto riguarda l’igiene mestruale e l’uso di prodotti per l’igiene mestruale. La questione è spesso un tabù e può essere considerata come sporca.”
Quindi, vi è la necessità di una protezione mestruale alternativa senza effetti negativi per l’ambiente e che sia disponibile e accessibile anche per le ragazze nei paesi in via di sviluppo. La formazione in materia di igiene mestruale deve essere migliorata per smantellare lo stigma sociale e ulteriormente l’autonomia delle donne. Questa sfida sociale deve essere risolta e il modello di business delle coppe mestruali potrebbe dare questa soluzione. La coppa mestruale è riutilizzabile per 10 anni ed è eco-friendly, economicamente efficiente e igienica. Ma non è una soluzione che può essere semplicemente buttata lì. Si richiede educazione e formazione.

 

Samar Zaoui

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