ALLA RICERCA DELLA CULTURA HIP HOP

Un viaggio nel mondo della cultura che ha rivoluzio-nato un mondo intero (prima parte)
Della prima volta che ho iniziato a ballare non dimenti-cherò mai la curiosità e la meraviglia nel vedere tanti mo-vimenti, stili, passi così differenti gli uni dagli altri. Ri-cordo benissimo quando alla prima lezione di danza, il nostro insegnante ci disse che quella che stavamo stu-diando non era solo una danza chiamata “Hip-Hop”, ma una vera e propria cultura.
Nell’immaginario comune si tende a identificare le due parole “Rap” e “Hip-Hop” come se fossero un’unica enti-tà musicale. Le cose non stanno effettivamente in questi termini per un motivo molto semplice. Innanzitutto, oc-corre avere conoscenza e consapevolezza del fatto che la parola “Hip-Hop” non indica semplicemente un genere musicale, uno stile di danza che rientra nella categoria delle “Street Dance”, ovvero delle danze urbane, nate appunto nelle strade. Quello che comincia oggi vuole es-sere un percorso di ricerca e di condivisione della cono-scenza legata a quella che è meglio nota come “cultura Hip-Hop”. Il mondo dell’Hip-Hop è così ampio che è tremendamente riduttivo identificarlo come un semplice genere musicale, mescolato banalmente in mezzo agli altri. La prima tappa di cui si occuperà questa rubrica sta nel cercare di chiarire questa imprecisione terminologica legata alle due parole: Rap e Hip-Hop.
Prima di tutto stabiliamo subito un punto fermo: l’Hip-Hop non è solo una cultura, ma un insieme di cose. Arte, musica, danza, stile di vita e di abbigliamento, una filoso-fia, un messaggio. L’identificazione errata della parola Hip-Hop con il genere musicale noto come Rap deriva dal fatto che questa musica fa parte della cultura Hip-Hop, traendo le sue origini da uno degli elementi che ne sono i pilastri. In questa prima puntata, mi limito sempli-cemente a elencarli, poi volta per volta li approfondiremo tutti, tenendo conto degli innumerevoli cambiamenti che sono avvenuti nel corso del loro sviluppo, dalle origini ai giorni nostri. La cultura Hip-Hop è composta da 5 ele-menti fondamentali: Mcing, Djing, Writing, B-boying, Knowledge. Il Rap dunque, serve a indicare un genere di musica basato su una serie di rime molto veloci, inserite su basi musicali molto “flow”, cioè cariche, per una bat-taglia a suon di rime, che possono contenere anche termi-ni volgari. Le radici di questo genere risalgono all’ele-mento detto Mcing: riferimento al Master of Ceremony, colui che prendeva la parola reppando e cantava le sue esperienze di vita davanti a tutti.
Un secondo errore comune che si tende a fare, è quello di identificare l’Hip-Hop con la Breakdance.
La Breakdance è uno stile di danza che appartiene alla cultura Hip-Hop, in quanto essa rientra nell’elemento denominato B-Boying, che però racchiude anche la danza chiamata appunto Hip-Hop. La differenza tra i due stili risiede nella tecnica, nei passi e movimenti, ma su questo punto approfondiremo meglio nelle prossime puntate. Nelle due foto, a sinistra una ballerina di Break dance mentre a destra un ballerino di Hip Hop, giusto per rende-re visivamente l’idea della differenza, ma ne parleremo meglio nel corso delle prossime puntate di questa rubrica.
Nello specifico, il termine “Hip-Hop” è stato usato per la prima volta da Keith Cowboy, un membro del famoso gruppo chiamato “Grandmaster Flash e The Furious Fi-ve”, icona storica fondamentale per la nascita e lo svilup-po di questa cultura. Il contesto storico e geografico è quello degli Stati Uniti degli anni 1970, momento in cui la musica che oggi conosciamo come genere Hip-Hop allora era nota con il termine “Disco-Rap”, in merito alla grande diffusione che stava conoscendo in quegli anni la “disco music”. Sembrerebbe che Keith Cowboy abbia inventato il termine mentre prendeva in giro un amico che si era appena arruolato nell’esercito degli Stati Uniti, dallo scat delle parole hip/hop, che imitava la cadenza ritmica dei soldati in marcia.
Il primo grande artista che ha utilizzato la parola Hip-Hop per descrivere la cultura di appartenenza, è stato il fondatore della Universal Zulu Nation, Afrika Bambataa. Una definizione completa di cosa sia realmente la cultura Hip-Hop potrebbe essere la seguente: è una cultura che nacque negli anni 1970 come un movimento di liberazio-ne dalle condizioni di forte oppressione razzista, econo-mica, sociale vissuta dalla gioventù residente nei quartieri più fatiscenti di New York. Cresciuta nelle tradizioni dei cittadini americani neri e in quelle delle prime e seconde generazioni delle persone di origine latina, caraibica (principalmente giamaicani, latino-afroamericani, cuba-ni), l’Hip Hop si può configurare come un prodotto della diaspora africana e combina insieme musica, danza, arte grafica, oratoria e moda con una crescente estetica che presenta una forte inclinazione sugli oggetti materiali e sui mass media. È anche un significato e un metodo di espressione sotto forma di commento, critica politica, analisi economica, esegesi religiosa e di consapevolezza urbana, il cui scopo è quello di combattere i problemi e i pregiudizi razziali di lunga data, le persecuzioni culturali, le diseguaglianze economiche, politiche e sociali.
Ogni ballerino, rapper, writer, o chiunque si senta di ap-partenere a questa cultura in maniera autentica, tende in genere ad usare un abbigliamento definito “urban”. Molte volte capita di sentire i ragazzi o le ragazze dire ad esem-pio “oggi mi vesto urban”, proprio in riferimento al fatto che indossano vestiti che appartengono a quella che viene chiamata genericamente “Street Fashion”. Nel caso dell’Hip Hop essa comprende jeans larghi, scarpe da gin-nastica (molto spesso Nike, Adidas, Jordan), e t-shirt lar-ghe. Probabilmente, anche se ovviamente qui siamo e resteremo nel campo delle ipotesi, la scelta di adottare un abbigliamento largo è stata fin dall’inizio dettata dall’esi-genza di sentirsi molto comodi nell’eseguire le proprie performance di danza, graffiti, freestyle di rime e nel mi-xare i dischi.
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Per concludere questa prima tappa, mi sento di aggiun-gere che la cultura Hip-Hop oggi è profondamente cam-biata rispetto a quelli che erano i suoi tratti originali de-gli inizi. Si è perso in maniera pressoché totale il signifi-cato originario, il senso di appartenenza originato da una serie di vicissitudini legate a condizioni di vita in cui si è nati, cresciuti, contraddistinte da povertà, criminalità, droga, razzismo, violenze. Non bisogna infatti dimenti-care che questa cultura è nata e proviene dall’America, più precisamente dai quartieri bassi di New York. Nel corso degli anni essa si è diffusa in tutto il mondo grazie al suo enorme successo attraverso i media, le performan-ce, le industrie discografiche, e tantissimi artisti che han-no fatto la storia di un’epoca e di una generazione di ragazzi e ragazze soprattutto. Però, almeno nel suo mes-saggio, per chi si sente veramente di appartenere a que-sta cultura e per chi la studia seriamente e non la imita (come fanno molti artisti italiani e stranieri oggi purtrop-po), l’Hip-Hop ha sempre significato e continua tutt’ora a farlo, dei valori molto semplici: Peace, Unity, Love and Having Fun.
Yo, alla prossima!
Pierfrancesco Lanzillotta
Un viaggio nel mondo della cultura che ha rivoluzio-nato un mondo intero (prima parte)
Della prima volta che ho iniziato a ballare non dimenti-cherò mai la curiosità e la meraviglia nel vedere tanti mo-vimenti, stili, passi così differenti gli uni dagli altri. Ri-cordo benissimo quando alla prima lezione di danza, il nostro insegnante ci disse che quella che stavamo stu-diando non era solo una danza chiamata “Hip-Hop”, ma una vera e propria cultura.
Nell’immaginario comune si tende a identificare le due parole “Rap” e “Hip-Hop” come se fossero un’unica enti-tà musicale. Le cose non stanno effettivamente in questi termini per un motivo molto semplice. Innanzitutto, oc-corre avere conoscenza e consapevolezza del fatto che la parola “Hip-Hop” non indica semplicemente un genere musicale, uno stile di danza che rientra nella categoria delle “Street Dance”, ovvero delle danze urbane, nate appunto nelle strade. Quello che comincia oggi vuole es-sere un percorso di ricerca e di condivisione della cono-scenza legata a quella che è meglio nota come “cultura Hip-Hop”. Il mondo dell’Hip-Hop è così ampio che è tremendamente riduttivo identificarlo come un semplice genere musicale, mescolato banalmente in mezzo agli altri. La prima tappa di cui si occuperà questa rubrica sta nel cercare di chiarire questa imprecisione terminologica legata alle due parole: Rap e Hip-Hop.
Prima di tutto stabiliamo subito un punto fermo: l’Hip-Hop non è solo una cultura, ma un insieme di cose. Arte, musica, danza, stile di vita e di abbigliamento, una filoso-fia, un messaggio. L’identificazione errata della parola Hip-Hop con il genere musicale noto come Rap deriva dal fatto che questa musica fa parte della cultura Hip-Hop, traendo le sue origini da uno degli elementi che ne sono i pilastri. In questa prima puntata, mi limito sempli-cemente a elencarli, poi volta per volta li approfondiremo tutti, tenendo conto degli innumerevoli cambiamenti che sono avvenuti nel corso del loro sviluppo, dalle origini ai giorni nostri. La cultura Hip-Hop è composta da 5 ele-menti fondamentali: Mcing, Djing, Writing, B-boying, Knowledge. Il Rap dunque, serve a indicare un genere di musica basato su una serie di rime molto veloci, inserite su basi musicali molto “flow”, cioè cariche, per una bat-taglia a suon di rime, che possono contenere anche termi-ni volgari. Le radici di questo genere risalgono all’ele-mento detto Mcing: riferimento al Master of Ceremony, colui che prendeva la parola reppando e cantava le sue esperienze di vita davanti a tutti.
Un secondo errore comune che si tende a fare, è quello di identificare l’Hip-Hop con la Breakdance.
La Breakdance è uno stile di danza che appartiene alla cultura Hip-Hop, in quanto essa rientra nell’elemento denominato B-Boying, che però racchiude anche la danza chiamata appunto Hip-Hop. La differenza tra i due stili risiede nella tecnica, nei passi e movimenti, ma su questo punto approfondiremo meglio nelle prossime puntate. Nelle due foto, a sinistra una ballerina di Break dance mentre a destra un ballerino di Hip Hop, giusto per rende-re visivamente l’idea della differenza, ma ne parleremo meglio nel corso delle prossime puntate di questa rubrica.
Nello specifico, il termine “Hip-Hop” è stato usato per la prima volta da Keith Cowboy, un membro del famoso gruppo chiamato “Grandmaster Flash e The Furious Fi-ve”, icona storica fondamentale per la nascita e lo svilup-po di questa cultura. Il contesto storico e geografico è quello degli Stati Uniti degli anni 1970, momento in cui la musica che oggi conosciamo come genere Hip-Hop allora era nota con il termine “Disco-Rap”, in merito alla grande diffusione che stava conoscendo in quegli anni la “disco music”. Sembrerebbe che Keith Cowboy abbia inventato il termine mentre prendeva in giro un amico che si era appena arruolato nell’esercito degli Stati Uniti, dallo scat delle parole hip/hop, che imitava la cadenza ritmica dei soldati in marcia.
Il primo grande artista che ha utilizzato la parola Hip-Hop per descrivere la cultura di appartenenza, è stato il fondatore della Universal Zulu Nation, Afrika Bambataa. Una definizione completa di cosa sia realmente la cultura Hip-Hop potrebbe essere la seguente: è una cultura che nacque negli anni 1970 come un movimento di liberazio-ne dalle condizioni di forte oppressione razzista, econo-mica, sociale vissuta dalla gioventù residente nei quartieri più fatiscenti di New York. Cresciuta nelle tradizioni dei cittadini americani neri e in quelle delle prime e seconde generazioni delle persone di origine latina, caraibica (principalmente giamaicani, latino-afroamericani, cuba-ni), l’Hip Hop si può configurare come un prodotto della diaspora africana e combina insieme musica, danza, arte grafica, oratoria e moda con una crescente estetica che presenta una forte inclinazione sugli oggetti materiali e sui mass media. È anche un significato e un metodo di espressione sotto forma di commento, critica politica, analisi economica, esegesi religiosa e di consapevolezza urbana, il cui scopo è quello di combattere i problemi e i pregiudizi razziali di lunga data, le persecuzioni culturali, le diseguaglianze economiche, politiche e sociali.
Ogni ballerino, rapper, writer, o chiunque si senta di ap-partenere a questa cultura in maniera autentica, tende in genere ad usare un abbigliamento definito “urban”. Molte volte capita di sentire i ragazzi o le ragazze dire ad esem-pio “oggi mi vesto urban”, proprio in riferimento al fatto che indossano vestiti che appartengono a quella che viene chiamata genericamente “Street Fashion”. Nel caso dell’Hip Hop essa comprende jeans larghi, scarpe da gin-nastica (molto spesso Nike, Adidas, Jordan), e t-shirt lar-ghe. Probabilmente, anche se ovviamente qui siamo e resteremo nel campo delle ipotesi, la scelta di adottare un abbigliamento largo è stata fin dall’inizio dettata dall’esi-genza di sentirsi molto comodi nell’eseguire le proprie performance di danza, graffiti, freestyle di rime e nel mi-xare i dischi.
18
Per concludere questa prima tappa, mi sento di aggiun-gere che la cultura Hip-Hop oggi è profondamente cam-biata rispetto a quelli che erano i suoi tratti originali de-gli inizi. Si è perso in maniera pressoché totale il signifi-cato originario, il senso di appartenenza originato da una serie di vicissitudini legate a condizioni di vita in cui si è nati, cresciuti, contraddistinte da povertà, criminalità, droga, razzismo, violenze. Non bisogna infatti dimenti-care che questa cultura è nata e proviene dall’America, più precisamente dai quartieri bassi di New York. Nel corso degli anni essa si è diffusa in tutto il mondo grazie al suo enorme successo attraverso i media, le performan-ce, le industrie discografiche, e tantissimi artisti che han-no fatto la storia di un’epoca e di una generazione di ragazzi e ragazze soprattutto. Però, almeno nel suo mes-saggio, per chi si sente veramente di appartenere a que-sta cultura e per chi la studia seriamente e non la imita (come fanno molti artisti italiani e stranieri oggi purtrop-po), l’Hip-Hop ha sempre significato e continua tutt’ora a farlo, dei valori molto semplici: Peace, Unity, Love and Having Fun.
Yo, alla prossima!

 

Pierfrancesco Lanzillotta

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