Editoriale del Direttore

 

Gli inizi sono sempre qualcosa di terribilmente complicato. Ogni volta vai a letto con il pensiero che il giorno dopo sarai produttivo come non mai, magari facendoti pure qualche “viaggio mentale” immaginando il dì successivo e le mirabolanti cose che riuscirai a fare. Un buon esempio è quando ti corichi sul letto immaginando da provetto Sheldon Cooper di studiare 50 pagine alla prima lettura la mattina dopo. Salvo poi scoprire che o sei un comune mortale e non ci riuscirai, oppure ancora peggio non aprirai proprio il libro perché altre cento cose sono più interessanti. E così finisce che pensi che ti siederai alla scrivania che fissi ogni notte prima di andare a dormire e affronterai le difficoltà che ti aspettano: l’esame che ti sei lasciato indietro, la vacanza che ti eri proposto di organizzare o se già lavori l’arretrato del giorno stesso. Puntualmente qualcosa va storto e non fai nulla o completi solo a metà. Vuoi dunque per noia, vuoi per perfezionismo, vuoi per stanchezza o per le mille altre cose alle quali devi pensare o che ti causano stress i progetti raramente partono come sono idealizzati nella tua testa. Ecco, nel mio caso l’inizio è stato bloccato per mesi a causa della paura di fallire.

Aprendomi un po’ come farei al bar con un amico davanti ad un negroni, devo dirti che mettere in piedi un progetto di questo tipo sembra banale ma ti fa scontrare con un numero di difficoltà che non immagini. Dal dover cercare fondi all’avere a che fare con la burocrazia, cosa peraltro divertente quanto avere al fantacalcio Schick (per chi non segue questo meraviglioso sport è bello grosso modo quanto perdere il PC in treno). Soprattutto però ti fa scontrare (partendo da zero) con la difficoltà di cercare persone interessate a scrivere il che in un Ateneo così dispersivo come il nostro, che è organizzato addirittura su due città, coincide con lo sperare che le persone rispondano ad annunci su Facebook ed Instagram. In sostanza ti organizzi per mesi per cercare denaro col fine di far partire il progetto, parli con chi di dovere per uscire in stampa nei modi e nei tempi consoni e tutto questo lavoro rischia di essere senza senso in quanto legato, come un elefante su un monociclo che cerca da equilibrista di superare un burrone, ad un mezzo miracolo, ossia in questo caso la speranza che qualcuno presti attenzione ad una notizia sponsorizzata su un social.

Da qui nasce il timore di fallire, di buttare via il proprio tempo nonché un velato senso di ingiustizia, del resto non avendo fini di lucro questo giornale ha il nobile intento di dare una voce alla creatività e alle idee degli studenti mediante la carta stampata, dunque ti chiedi perché proprio per te

 

debba essere così maledettamente difficile. Così, dopo mesi bloccato da questa paura ho deciso iniziare a mettere in piedi questo giornale. Per fortuna tutto è filato per il verso giusto (del resto siamo qui a parlarne). Sono riuscito a trovare persone competenti che hanno voglia di fare, di mettersi in gioco e che condividono la missione che mi sono posto. In un’università che è ben poco luogo di aggregazione e di fatto solo un posto dove fai il tuo compitino per ottenere la laurea, una sorta di mostro fantozziano senza sentimenti, dare uno strumento per far emergere le passioni degli studenti (vedrai infatti che gli articoli sono molto variegati e vanno dal teatro, allo sport, fino ai cruciverba e alla satira).

Colgo dunque l’occasione del primo editoriale per augurare ai nostri redattori di veder apprezzato il loro lavoro e anche per ringraziare i ragazzi di UDU che mi hanno dato una mano in molte questioni con l’Ateneo. Faccio poi un invito a te che leggi questo giornale a contattarci se anche tu vuoi condividere qualsiasi cosa, dall’opinione seria alla battuta, dall’esperienza personale ad un bel elaborato grafico. In caso contrario, ti auguro semplicemente buona lettura e…in bocca a lupo per il cruciverba grande in fondo al giornale.

Matteo Ballotta, Direttore

 

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